Il sabato del pallone al bracciale di Faenza
E’ una giornata speciale quella che e Zogh de palon di Porta Montanara vivrà sabato 21 giugno. Nel pomeriggio, dalle 15.30, saranno in campo gli atleti - ciascuno col soprannome, proprio come avveniva nel lontano passato - della Compagnia del Pallone grosso della Misericordia di Monte San Savino, un piccolo centro in provincia di Arezzo, e quelli di casa della «Macrelli». Riproporranno una rievocazione del gioco così come si svolgeva alle sue origini, cinque secoli fa, con gli stessi costumi rinascimentali e gli stessi attrezzi. Uno spettacolo simile, stando ad antiche cronache faentine, fu offerto nel maggio del 1502 in onore di un nipote del re di Spagna, in viaggio per raggiungere la corte del Valentino. In palio, in quell’occasione, c’erano due vitelli: «la partita era d’otto Giovani della città, quattro per banda… vinsero que’ di Porta Ravegnana». Un’annotazione preziosa che conferma come in quel tempo i Rioni si sfidassero proprio con partite di pallone a bracciale.
L’intenzione della «Macrelli» è fare di questa rievocazione un appuntamento fisso nel giorno che precede la Giostra per l’assegnazione del Palio del Niballo, portando in tal modo un suo originale contributo al già nutrito calendario di manifestazioni che coinvolgono l’intera città. A rendere ancor più stretto il legame fra il Palio e il gioco sarà la presenza di figuranti del gruppo municipale nei loro costumi biancoazzurri.
Sarà un altro importante appuntamento a fare di sabato 21 una giornata speciale. Nei locali della «Macrelli», in mattinata, si incontreranno i rappresentanti - amministratori pubblici e dirigenti di società sportive - delle numerose città in cui il pallone a bracciale conta ancora abili giocatori, tanti ammiratori e ricercatori che studiano il gioco nei suoi molteplici aspetti.
Scopo dell’incontro è dar vita ad un’associazione che riunisca e coordini gli sforzi, promuova iniziative e tornei, agisca per la salvaguardia degli impianti ancora esistenti, si attivi per la conservazione di cimeli e documenti, si adoperi soprattutto nei confronti dei giovani affinché non tramonti definitivamente un gioco che appartiene alla tradizione del nostro Paese e del quale sono stati grandi protagonisti anche campioni faentini come i Donati - famosi con i soprannomi di Diavolone, Diavoletto e Diavolino - i fratelli Sansoni, Omero Carroli, Pietro Patriossi, Oreste Macrelli, Franco e Carlo Silimbani e, in epoca più recedente, Rino Nanni campione italiano nel 1958.
Il lungo e paziente lavoro già svolto in tal senso ha contribuito a gettare basi solide e condivise, ci sono dunque le condizioni perché quell’obiettivo diventi una realtà concreta. Potrebbe accadere proprio a Faenza.