Proposte e analisi della Cna faentina: «Dal turismo alla green economy, così possiamo tornare a crescere»

Faenza | 12 Giugno 2014 Economia
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Maggiore integrazione tra istituzioni pubbliche, scolastiche e imprese, legislazione chiara, meno burocrazia, promozione dei nuovi settori produttivi, una nuova politica di incentivi per la green economy e per la riconversione eco delle abitazioni, istituzione di uno sportello energia con corsie preferenziali, più investimenti su promozione turistica del territorio. Queste sono alcune delle proposte che la Cna ha sottoposto alla politica nel convegno «Faenza 2025 - Idee e proposte per lo sviluppo del territorio».
Alla presenza del sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi e di quelli del comprensorio dell’Unione, l’incontro ha permesso alla politica locale di conoscere i progetti che gli imprenditori faentini hanno ipotizzato essere necessari per «dare una visione di medio periodo alla piccola e media impresa».
Considerazioni, idee e progetti che partono «dalle valutazioni su come è cambiata la nostra economia» sottolinea Gian Piero Zama, presidente dell’unione Cna dei comuni della Romagna faentina in questi ultimi anni. Lo scenario emerso non è tranquillizzante. «Nel 2001 - ricorda il responsabile dell’area faentina, Jader Dardi - gli occupati nel settore manifatturiero erano 10.426 nel 2011 e si sono ridotti a 7.695. In dieci anni abbiamo perso oltre 2.700 posti di lavoro. Crescono altri settori - rimarca Dardi - ma la nostra preoccupazione è quella di sapere se un territorio è disposto nei prossimi dieci anni a perdere ulteriori occupati e quindi imprese nel manifatturiero. Se non si interviene, questo è quello che succederà».
Gli imprenditori hanno lanciato interrogativi chiari alla politica. E lo hanno fatto suggerendo alcuni binari da seguire «per sostenere un tessuto economico vivace e ricco di capacità imprenditoriali. Un complesso sistema di imprese che bisogna aiutare - spiega Zama - con azioni e impegni concreti per puntare ad una Faenza del 2025 moderna e competitiva».
Ecco emergere l’esigenza di «patto per il territorio». Un punto di convergenza tra istituzioni e imprese che coinvolga associazioni, istituzioni, imprese, banche, scuola, centri di ricerca. Il tutto «con un nuovo protagonismo» che gli imprenditori imputano debba avere l’Unione dei comuni della Romagna faentina. «Servono politiche per la semplificazione burocratica, serve un’unica referenza amministrativa che sia collegata nelle singole unità territoriali ma che sia capace di dare una visione d’insieme».
A proposito di territorio altra considerazione portata nella riflessione è la qualità. Una qualità che per Zama deve essere declinata «nei valori ambientali e culturali». Una qualità che si esprima «in una politica energetica, anche con una differenziazione fiscale, che valorizza la riqualificazione degli edifici e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ambiti - prosegue il presidente faentino - che generano lavoro».
Alto settore non sottovalutato dal mondo imprenditoriale è quello dei saperi diffusi. «Le conoscenze e il saper fare che hanno contribuito a sviluppare settori di avanguardia nella produzione di nuovi materiali - spiegano - devono essere coltivati più di prima». In questa logica «evidenziamo la necessità di una forte collaborazione fra cultura, impresa e formazione».
In conclusione si evidenzia da via San Silvestro come Faenza per poter essere ancora viva «deve posizionarsi al centro di una ‘autostrada informatica’ moderna, necessita di interventi infrastrutturali nella logistica con la realizzazione del nuovo scalo merci e l’apertura del casello sull’A14 tra Castel Bolognese e Solarolo».
Infine gli artigiani sottolineano la necessità di «contrastare l’illegalità e l’abusivismo» promuovendo al contempo «una collaborazione con il mondo del credito che affianchi le piccole imprese nei progetti di ricerca e nello sviluppo all’accesso ai nuovi mercati».

Riccardo Isola

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