Porto, a giugno si gioca il futuro del territorio

Ravenna | 06 Giugno 2014 Economia
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Giugno cruciale per il porto di Ravenna: il 13 sarà presentata la riforma (e riduzione) delle Autorità portuali ed entro fine mese il progetto definitivo sull’escavo dei fondali che sbloccheranno dalle secche anche il Terminal Crociere. E’ quanto è emerso nell’ampio dibattito svoltosi durante l’iniziativa promossa dal Circolo Pd Porto di Ravenna «La città va in... porto», «un tema che vuole essere di buon auspicio per Ravenna, anche a sostegno della candidatura a Capitale europea della Cultura che il porto sostiene», ha spiegato il segretario del circolo Marco Farinatti.
La riforma portuale. Il 13 giugno «sapremo se la riforma portuale punterà su 10 o 14 Autorità portuali, rispetto alle 24 attuali - ha spiegato il presidente dell’Autorità portuale, Galliano Di Marco - . In ogni caso il nostro porto ci sarà, in quanto l’Unione europea l’ha inserito tra i core port, dato che Ravenna è il terminale del Corridoio Baltico-Adriatico. Va detto che prendendo come parametro le merci movimentate, Ravenna è il primo porto dell’Adriatico se dal calcolo del tonnellaggio si esclude il petrolio che non dà valore aggiunto». Per essere competitivi «non c’è bisogno di tirare sul prezzo di servizi di qualità come quelli forniti nel nostro porto - ha detto l’on. Alberto Pagani, membro della commissione Trasporti della Camera -. Nella discussione sulla riforma della legge sulla portualità deve essere sconfitto chi intende modificare la normativa sul lavoro solo per risparmiare denaro in cambio di minore sicurezza, minore professionalità, minore formazione».
I fondali. Concordi istituzioni, operatori e sindacati: i fondali sono la priorità ed entro giugno sarà pronto il progetto definitivo da portare al Cipe. «Questo tema va affrontato con decisione - ha sottolineato Allen Boscolo, presidente della Cooperativa portuale -. I dati dicono che nel 2013 il porto è aumentato del 4% come traffici, ma i vettori sono calati. Ne risulta che ogni vettore ha trasportato circa il 10% di merce in più rispetto al 2012. Abbiamo problemi con le portacontainers da 2.500 Teus e con rinfusiere da 50/55mila tonnellate, costrette a fare i conti con la bassa e l’alta marea per entrare nel nostro scalo. Un porto non può lavorare così. Siamo preoccupati per il futuro: noi diamo reddito a 600 famiglie, ma occorrono investimenti per continuare a sviluppare i terminal e tutto lo scalo. Senza fondali più bassi, verremo declassati». Un concetto ripreso da Danilo Morini, segretario provinciale della Filt Cgil: «Ravenna sembra non capire il valore prodotto dal porto. Oggi nello scalo lavorano 9mila persone, significa che almeno 20mila persone vivono grazie all’attività portuale. Il porto è la più grande azienda della provincia. Dobbiamo, quindi, fare squadra per riuscire a scavare i fondali. Non possiamo essere ostaggio dei ‘Comitati del No’, perché ci stiamo giocando una partita che influenzerà i prossimi anni. Il rischio è di disperdere quello che si è costruito». «Il nostro obiettivo deve essere quello di aumentare i traffici senza danneggiare l’ambiente», ha rafforzato Di Marco. «Sui fondali, stiamo cercando di fare tutto il possibile per superare le difficoltà», ha garantito Pagani. Per Alberto Rebucci, dirigente delle Attività produttive della Provincia, «occorre evitare di aprire un contradditorio tra ripresa economica e tutela ambientale. I due temi devono camminare insieme. E l’approfondimento dei fondali è un progetto che deve andare avanti».
Il lavoro. «Qui la creazione di nuova occupazione è sempre stata l’assoluta priorità - ha commentato il vice presidente della Provincia, Gianni Bessi -. Dobbiamo essere uniti nel chiedere al Governo di togliere dal patto di stabilità determinati investimenti. L’estrazione di idrocarburi in Adriatico non può essere analizzato con emotività. Abbiamo la miglior tecnologia per operare in sicurezza e per coniugare l’estrazione di gas con la tutela dell’ambiente e la convivenza con turismo, agricoltura, manifatturiero, come abbiamo fatto a Ravenna da 50 anni. Anzi, riterrei giusto un aumento delle royalties a favore delle comunità locali, proprio per supportare progetti di tutela ambientale e di sviluppo».
Morini ha sostenuto che «oggi il lavoro è articolato in maniera chiara e questo favorisce la sicurezza. Se salta questa chiarezza, anche a livello legislativo, non possono che aumentare i rischi».
Il terminal crociere. Adesso «non è in campo l’ipotesi di abbandonare il settore - ha detto Di Marco -. Piuttosto dobbiamo fare squadra per arrivare ad approfondire i fondali. Non posso pensare che la città non sia in grado di trovare una collocazione al materiale proveniente dall’escavo, a cominciare dai 70/80mila metri cubi provenienti dal dragaggio dell’imboccatura».
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