«Nei prossimi giorni conto di firmare il contratto con Eni e Almapetroli per l’affitto dei terreni dell’Ex Sarom (sia in destra che in sinistra Candiano) e di penisola Trattaroli per i prossimi tre o quattro anni». Un passaggio importante, quello che annuncia il presidente di Autorità portuale Galliano di Marco, che però di fatto resta il «piano B» per lo stoccaggio dei fanghi (che derivano dall’escavo dei fondali connessi al «progettone»), da metter in campo qualora il braccio di ferro con i comitati e con il Movimento 5 Stelle sull’utilizzo delle aree della cosiddetta Logistica 3 (via Vitalaccia a Porto Fuori, ma anche altre cave e laghetti tra Lido Adriano, Punta Marina e addirittura nei pressi del Capanno Garibaldi) non andasse a buon fine. Da un lato, quindi, la sicurezza che, comunque sia, spazio alternativo per lo stoccaggio dei fanghi ci sarà, dall’altro, la necessità di preferire l’utilizzo della Logistica 3 perché immediatamente disponibile e più ampia: «Nella ex Sarom e a Trattaroli potremmo stoccare 700mila metri cubi di materiale, contro i 900mila di capacità della Logistica 3 - spiega il presidente di Ap –: lo scarto di per sé non sarebbe un problema ma sulle sue aree Eni nel 2014 dovrà fare una bonifica e quindi non saranno disponibili prima dell’anno prossimo».
La strategia di Ap è allora, prima di tutto quella di analizzare il materiale che verrà estratto con i lavori di escavo con una duplice finalità: convincere i comitati che si tratta di rifiuti non pericolosi, e capire quanto di esso (ovviamente il più pregiato) potrà essere riutilizzato per ripascimenti e per il progetto di riqualificazione di piallassa Piomboni (e quindi non andrà in cassa di colmata): «Ho appena firmato un affidamento da 1 milione e 380mila euro per le nuove caratterizzazioni (analisi –ndr) che verranno effettuate da Arpa e da una società specializzata. A occhio, stimiamo che un terzo del materiale scavato possa esser riutilizzato subito, ma è appunto una stima, vogliamo vederci chiaro. Una cosa però la voglio dire ai comitati: il nostro porto non è inquinato, credo che un buon 60% di materiale sarà classificato in tabella A (sostanzialmente sabbia)».
I tecnici di Arpa, del Comune e della Provincia lavoreranno fino ad aprile per avere questi risultati e poi per studiare la soluzione migliore per lo stoccaggio dei fanghi. Poi, il tempo sarà davvero agli sgoccioli, anticipa il presidente di Ap: «Entro giugno, voglio presentare al Cipe il progetto definitivo perché altrimenti rischiamo di perdere i 60 milioni di euro del Cipe (da utilizzare entro 2 anni dalla delibera), e con essi i 120milioni di finanziamento della Bei: lo voglio ribadire, il loro utilizzo è subordinato all’arrivo dei fondi Cipe». Questo allora il timing: entro giugno Di Marco intende tornare al Cipe, a luglio pubblicare il bando, in modo da partire con il progettone in autunno. «Se perdiamo questo treno – ribadisce – nel giro di 5 anni il nostro sarà ridotto ad un porto di categoria C, con le dirette conseguenze (in termini occupazionali) che questo può avere sulle circa 10mila famiglie che lavorano nell’indotto».
Daniela Verlicchi
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