Il 5 febbraio Piero Focaccia compie 70 anni e racconta la riviera di ieri e di oggi

Cervia | 05 Febbraio 2014 Cultura
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Federico Savini
«Ho sempre abitato qui, ovviamente a suo tempo ho fatto parecchie trasferte a Roma e Milano, oltre che per suonare in giro, ma davvero dopo un paio di giorni mi veniva nostalgia di casa, del bar, degli amici, del mare». Che fosse un romagnolo verace in fondo si sapeva, ma Piero Focaccia vuole proprio toglierci ogni dubbio. Il cantante di Cervia, uno capace di segnare l’immaginario collettivo italiano con Stessa spiaggia stesso mare, affresco genuino e veramente solare dell’Italia del boom, il 5 febbraio compirà 70 anni, buona scusa per contattarlo e curiosare, tanto per cominciare, su come ha in mente di festeggiare. «Festeggerò al ristorante Il Veliero, proprio la sera di mercoledì 5 febbraio – racconta Focaccia -. Sarò lì insieme a un po’ di amici musicisti e canteremo tutta la sera».
Una cosa programmata, insomma…
«Beh, in realtà ci siamo messi d’accordo a Cesenatico qualche sera fa, dove eravamo a suonare. Anche se io in pratica mi sono ritirato da un po’ di tempo, da quattro anni non vado più nanche uin tv, mi ha un po’ stancato devo dire. Con me tra l’altro, quando riusciamo ad esserci tutti, suonano fior di musicsti, come il jazzista Bruno Signorini degli Swinging Daddies, Alessandro Fariselli, i fratelli Nanni. Giorgio Fabbri e altri ancora».
Ma è vero che adesso si è dato al cinema?
«Qualche film l’ho fatto negli anni ’60 e ’70 (Le Bambole, film a episodi del ’65 di Comencini, Risi, Bolognini e Rossi, e La bella Antonia, prima monica e poi dimonia di Marino Laurenti) ma è vero che l’anno scorso mi ha contattato un regista di Forlì per un suo film noir. Nel film faccio l’agente della Scientifica, con il camice bianco e tutto il resto, una faticaccia visto che abbiamo girato nel giorno più caldo di agosto. Tra l’altro credo che il film non sia ancora finito. Non ne so più niente, ma se son rose fioriranno!».
Perdoni l’idiozia della domanda, ma davvero non posso esimermi: dato che lei ha sempre abitato a Cervia, vista con gli occhi di oggi è sempre la stessa spiaggia e lo stesso mare?
«Beh, il mare è sempre lui, nel senso che Milano Marittima è sempre una spiaggia rinomata, sempre un luogo di villeggiatura d’elite, un po’ come la Versilia. Poi l’impressione è che oggi girino meno soldi, qualche Ferrari a Milano Marittima lo vedi sempre, ma sono senz’altro meno rispetto a quelle che si vedevano negli anni ’60».
Ma anche la sua carriera è cominciata dalla spiaggia?
«In un certo senso sì, perché il mio primo lavoro, da ragazzino, è stato proprio il bagnino: sistemavo gli sdrai, accompagnavo le signore all’ombrellone  e quella roba lì. Poi cominciai a cantare con l’orchestra e a 16 anni andai via per fare un paio d’anni nei night club a Roma e Milano. Quindi partecipai al festival di Castrocaro, dove fui notato da un talent scout della Cgd e così arrivammo al contratto».
E alle canzoni. «Stessa spiaggia» è stato il suo terzo singolo…
«Sì, e preciso che non è stata scritta da Edoardo Vianello. E’ una cosa che pensano in tanti, probabilmente perché fu Vianello, al principio degli anni ’80, a inserirla nella colonna sonora di Sapore di Mare, che lui curò, ma la canzone non c’entra nulla con Vianello. Il testo era di Mogol e la musica la scrisse Piero Soffici, padre del cantautore Roberto . Invece Permette signora l’ha scritta Bruno Lauzi».
C’è qualche grande nome della canzone di allora che ricorda con particolare affetto?
«Beh, ho conosciuto praticamente tutti i grandi di allora e sono rimasto in contatto soprattutto con quelli degli anni ‘60, in particolare Dino e Mal, con cui abbiamo lavorato anche in seguito con Costanzo. Ma anche con Gino Paoli e Celentano sono sempre in ottimi rapporti. Con Adriano abbiamo anche condiviso l’albergo: l’Hotel del Mare, nel ’71 a Sanremo».
Mentre incideva i suoi pezzi più famosi, si rendeva conto che sarebbero entrati nell’immaginario collettivo degli italiani?
«Me ne resi conto poco dopo, in particolare mi resi conto del successo di Stessa spiaggia stesso mare a Saint Vincent. Fu lì che cantai per la prima volta la canzone a Un Disco per l’Estate. Si capiva che stava funzionando alla grande perché il giorno dopo era pieno di gente che la fischiettava. La stessa ideantica cosa accadde con Permette signora».
E invece a Sanremo non è particolarmente legato…
«Ci sono stato tre volte, non andò bene  e ne conservo ricordi neanche tanto piacevoli. Non so nemmeno se lo guarderò quest’anno, in generale seguo poco la musica e sono proprio contrario ai reality. Sono appassionato soprattutto di sport, è la cosa che oggi mi appassiona di più».
 
 
 
 
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