Sono 26 le opere che da Faenza arricchiranno la grande mostra di Forlì sul Liberty

Faenza | 31 Gennaio 2014 Cultura
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Sandro Bassi
Faenza partecipa, eccome, alla grande mostra «Liberty, uno stile per l’Italia moderna» che si apre sabato 1 febbraio al San Domenico di Forlì. I due più importanti musei faentini, Mic e Pinacoteca, hanno concesso in prestito 26 opere, 11 il primo e ben 15 la seconda. D’altronde è noto come Faenza nel primo Novecento abbia conosciuto un fondamentale momento di rinascita culturale (basti citare il Cenacolo Baccariniano con creazione di capolavori poi massimemente pervenuti, per nostra fortuna, alle raccolte pubbliche, e la nascita dello stesso Museo delle Ceramiche) culminato con la celebre Esposizione Torricelliana del 1908, ma che ha poi prodotto sviluppi duraturi.
Fra i pezzi prestati dal Mic ne spiccano due di Achille Calzi: Gorgona, monumentale piatto del 1918, e Donna serpente, disegno del ‘13; tra i faentini non poteva mancare Domenico Baccarini (uno degli autori più presenti in assoluto in tutta la mostra, soprattutto per le opere dalla Pinacoteca faentina) di cui il Mic ha concesso la magnifica Volata di donne, in maiolica, del 1909-10. Si tratta di un’opera cruciale, di indubitabile paternità baccariniana malgrado sia posteriore alla morte (1907) dell’autore: l’incongruenza si spiega con le vicende particolari di Baccarini che non era ceramista e non produceva in proprio ma forniva alle fabbriche modelli che poi venivano riprodotti più o meno serialmente: quello in questione è della Scf, da un modello databile al 1903.
Fra i personaggi internazionali  figurano il romano Duilio Cambellotti (con Fontanina dei boccali, pannello in terracotta invetriata del 1910-14) e il toscano Galileo Chini, con due formidabili vasi in maiolica.
Fra i prestiti della Pinacoteca la parte del leone, come detto, è di Baccarini, con ben 11 opere: 4 dipinti, 6 disegni e una terracotta. Fra tutti emerge l’Autoritratto con sottana, olio su tela del 1905, e Fanciulla tra i gigli, olio con ritocchi a pastello del 1906 di evidente suggestione klimtiana; fra i disegni il più noto è Pavonessa, del 1904, che riprende un tema assai caro al Liberty - la donna dalle chiome fluenti qui sfumanti in occhi di pavone - e il più struggente è Autoritratto frontale, degli stessi anni, con sguardo penetrante e capelli spioventi. La terracotta è invece la celebre Pensiero, ritratto a mezzobusto della sorella con mani giunte e atteggiamento dolcissimo, del 1900. Naturalmente anche la Pinacoteca non si è limitata a Baccarini, perché nella lista compaiono Giovanni Guerrini (con Contemplazione, litografia degli anni della Grande Guerra), Francesco Nonni (con Mani d’Olivia e Sirena, due xilografie) e infine Ercole Drei con la monumentale Cassandra, gesso del 1910, ancora un nudo femminile con lunga chioma e atteggiamento fra il languido e il sensuale.
Insomma un contributo di rilievo - malgrado l’elevato numero totale delle opere al San Domenico, oltre 320 - che non può che portare un ritorno d’immagine, oltre che turistico, a Faenza. E’ infatti auspicabile che almeno una parte dei visitatori - ne sono attesi circa 100mila - una volta uscita dal San Domenico venga a Faenza a vedere le collezioni del Mic e della Pinacoteca, ricche di ulteriori componenti Liberty; in Pinacoteca sono chiuse nei depositi per carenza di spazio ma «per compenso» ora c’è la mostra su Domenico Rambelli, che è stato anche liberty.
Non va sottaciuto infine il contributo collaterale di conferenze, concerti (ancora al Mic i prossimi sabati fino al 15 febbraio) e visite guidate (con la Pro Loco nei sabati della prossima primavera) al Liberty che si nasconde a Faenza in monumenti funerari, lapidi, affreschi e palazzi cittadini.          
 
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