Tre nuove opere di Arturo Martini al Mic
Sandro Bassi
Alle 55 opere già presenti nella mostra faentina del Mic su Arturo Martini, se ne aggiungono altre tre dalla complementare rassegna di Palazzo Fava a Bologna, rassegna che ha chiuso e che, malgrado il successo, non poteva essere prorogata visto l’imminente arrivo della pubblicizzatissima Ragazza dall’orecchino di perla di Vermeer.
Meglio per il Mic, visto che i tre nuovi arrivi aggiungono quel tocco di monumentalità scultorea indispensabile per apprezzare pienamente Martini. Si tratta de La Madre Folle, l’Aviatore e La Veglia, la prima di proprietà della Fondazione Carisbo di Bologna, le altre due da collezioni private. La prima è anche l’unica in pura terracotta mentre le altre due sono in un’argilla refrattaria che conferisce alle opere un vago aspetto selvaggio e arcaico. La madre folle, del 1929, dice già tutto nel titolo e alla drammaticità del soggetto contribuisce anche la realizzazione di alcune parti (braccia, testa, corpo del bambino) al tornio, con un risultato sconcertante che coniuga modernità e realismo, efficacia rappresentativa e delirio visionario. Emblematico anche L’aviatore, del ’31, che raffigura un atleta nudo (come modello si prestò Valerio Bacigalupo, calciatore del «grande Torino») in spasmodica tensione muscolare enfatizzata dalla posa impossibile, che sfida le leggi di gravità. Infine, estremamente poetica è La veglia (1932), con un nudo femminile di schiena che si protende su una finestra, affacciandosi verso un indefinito aldilà di cui nulla sappiamo: il tendaggio a sinistra e la composizione «ad angolo» aggiungono una surreale impaginazione da teatrino, racchiusa dentro la compatta cornice lignea originale che impedisce di vedere il volto della donna, pur modellato da Martini.
Le tre sculture resteranno visibili al Mic fino al 30 marzo.