Olio Brisighello, il più sano del Nord Adriatico
Dal 2010 al 2013 il Parco regionale della Vena del Gesso romagnola ha partecipato al progetto «Sigma2» che coinvolge Italia e Slovenia ed ha come obbiettivo una miglior gestione - da un punto di vista ecologico - dell’ambiente agricolo, anche con la conservazione di quegli elementi naturali che non interessano direttamente la produzione ma, arricchendo la biodiversità, possono apportare importanti vantaggi. «Un esempio classico è quello dell’olivo, peculiarità del territorio di Brisighella proprio a ridosso dei gessi - ha spiegato Massimiliano Costa, direttore del Parco - perché oggi sappiamo che fornisce un prodotto non solo buono da un punto di vista organolettico, ma anche estremamente sano, il più sano fra tutti gli oli del nord Adriatico. A ciò contribuiscono anche i caratteri del territorio, con la catena gessosa che fa da 'barriera' contro eventuali inquinanti provenienti dalla Pianura Padana e la naturalità dell’ambiente di coltura come dimostra l’elevato numero di 'indicatori biologici': orchidee, farfalle diurne e micromammiferi».
L’extra-vergine di Brisighella è stato infatti esaminato dalle Università di Udine e Capodistria, anch’esse coinvolte nel progetto, con il risultato che «è l’unico, fra gli oli del Nord Adriatico, totalmente privo di residui di idrocarburi».
Attraverso i fondi del progetto sono state installate in due aziende agricole nell’area del Parco due centraline agrometeorologiche in grado di raccogliere dati poi inviati ad un centro di elaborazione. A tal riguardo Riccardo Bugiani del Servizio Fitosanitario Regionale ha illustrato l’applicazione di modelli per razionalizzare i trattamenti alle avversità delle piante: così si è ottenuta una drastica diminuzione dell’uso di tali sostanze con vantaggi economici, di riduzione dell’impatto ambientale e di miglioramento organolettico del prodotto finale, sia vino che olio.
Il progetto però mirava anche alla riduzione della perdita di biodiversità complessiva attraverso la costituzione di particolari banche genetiche tipo giardini mediterranei e campi di tutela di specie a rischio estinzione: a tal scopo il Parco ha realizzato, presso il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, un «habitat roccioso» con l’inserimento di piante presenti sulla Vena del Gesso. Si tratta in parte di specie spontanee, presenti anzi sulle rupi rocciose più selvagge, come eliantemo, garofano selvatico, terebinto e semprevivo, in parte di specie della macchia mediterranea coltivate o coltivabili dall’uomo, come iperico, asparago e sulla (la leguminosa foraggiera e mellifera tipica delle argille). Quest’ultimo elenco si completa, sempre al Giardino Roccioso di Casola, con speronella, spillo d’oro, elicriso e borracina; il primo elenco invece comprende anche la famosa felcetta persiana, la lingua cervina, ginepro, borsolo ed erba viperina.
Sandro Bassi