«Come appaio, sono, nel bene e nel male». Sono queste le parole che Alessandro Mancini, il Procuratore della Repubblica di Ravenna, ha utilizzato per presentarsi ufficialmente alla stampa ravennate. Da quasi 28 anni in magistratura, Mancini ha portato a termine importanti operazioni, anche a livello europeo, contro le frodi e l’evasione di società fantasma e di multinazionali dai grandi marchi, tanto da essere premiato dal presidente della Comunità europea. Bolognese di nascita, il neo procuratore ha iniziato la sua carriera in Sicilia, nella Procura circondariale di Niscemi, dove è rimasto per alcuni anni. Successivamente è arrivato a Ravenna, sua città di adozione, come magistrato inquirente fino al 1996, quando si è spostato a Forlì per ricoprire il ruolo di sostituto procuratore.
Procuratore, cosa ha lasciato a Forlì e cosa ha trovato a Ravenna?
«Ci si può immaginare cosa significhino 18 anni di permanenza in un luogo, non solo dal punto di vista professionale, ma anche sotto il profilo umano. A Forlì ho lasciato collaboratori straordinari con cui ho intrattenuto sia relazioni professionali che amicali. Ho lasciato buoni rapporti con l'avvocatura e con i colleghi. Tenendo conto di tutto quello che può essere il travaglio di un ufficio di Procura, il bilancio è altamente positivo. Qui ho trovato un ufficio già ben organizzato, con persone di prim'ordine. Ci sono tutte premesse per lavorare bene e sto cercando di capire come muovermi. Non stravolgerò nulla, nonostante sia intenzionato ad apportare alcune modifiche».
Da dove intende iniziare?
«D'intesa con il Presidente del Tribunale intendo garantire quanto già predisposto, ed è per questo che darò attuazione al piano sicurezza del 2008. Per prima cosa razionalizzerò l'allocazione degli uffici, creando una zona per i magistrati e una per la segreteria, disponendo al meglio la polizia giudiziaria. L'accesso non potrà più essere indiscriminato e se questo piano troverà attuazione, ci sarà anche un ufficio relazioni con il pubblico, con addetti che forniranno informazioni al fine di deflazionare l'accesso. L'Urp distribuirà la modulistica elementare e ritirerà istanze e moduli in tempo reale. Oggi non ci sono presidi e questo non si può tollerare. Esiste anche un problema di impianti, ma purtroppo non ci sono i fondi per affrontare una spesa che si aggirerebbe sui 400-500mila euro. Quello che si può fare si fa, in seguito si troveranno soluzioni più importanti».
E' operativo da poco tempo, ma qualche cambiamento si è già visto...
«Tra le prime iniziative, realizzate a costo zero, rientrano i nuovi stalli nel parcheggio, 49 posti auto e 23 per le moto riservati non solo agli avvocati, ma anche al personale amministrativo, perchè chi lavora in condizioni ottimali lavora meglio».
Lei è in Magistratura da quasi 28 anni. Quali insegnamenti ha tratto?
«Essere magistrati comporta una responsabilità importante, che però non deve essere paralizzante. Si tratta di un modo per dare un contributo alla collettività, ma non è una missione. Anche qui il fattore umano è fondamentale: si può fare il proprio dovere con un tratto di umanità e gentilezza».
Nel 1989 è stato sostituto procuratore presso la procura circondariale di Ravenna. Oggi torna come procuratore capo: come trova la città? Quali i cambiamenti in tribunale?
«Non ho ravvisato nulla di particolare. All'epoca c'erano due procure, quella circondariale e quella presso il tribunale, che lavoravano nei rispettivi ambiti di competenza. Dal '99 è avvenuta l'unificazione delle due realtà. Da allora ad oggi non ho registrato cambiamenti degni di nota, ma forse è ancora troppo presto».
Federica Ferruzzi
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