Sfide 2014, l’onorevole Pagani: «La legge elettorale a gennaio? Speriamo»

Bassa Romagna | 02 Gennaio 2014 Blog Settesere
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«La legge elettorale entro gennaio? Speriamo. Renzi? Gli daremo una mano tutti. Aiuti ad imprese? Ne abbiamo messi, così come alle famiglie».
Reduce dalla «maratona» parlamentare sulla Legge di stabilità, l’onorevole del Pd Alberto Pagani delinea le prossime tappe dei lavori parlamentari, a partire dalle riforme che dovranno essere realizzate nei primi mesi del 2014.
Onorevole Pagani, che 2014 si aspetta? Il tema del lavoro è centrale, la crisi è superata o è l'ennesimo abbaglio del Governo di turno?
«La chiamiamo crisi, ma non è una semplice crisi, è una trasformazione mondiale dell'economia, dovuta alla crescita di grandi nazioni, che prima erano sottosviluppate ed ora sono diventate giganti dell'economia, con una conseguente divisione internazionale del lavoro diversa da prima. In questi anni è crollato il potere d'acquisto delle famiglie ed è cresciuto il numero dei poveri. Ora tutti i rilevamenti economici dicono che la discesa, che è avanzata ininterrottamente per cinque anni, si è finalmente fermata. Questa è una buona notizia, ma la ripresa ancora non c'è, bisogna avviarla e poi sostenerla, per tornare a crescere e per creare nuovi posti di lavoro, che sostituiscano quelli perduti. Per questo serve stabilità politica, riforme, riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale, sostegno alle imprese, politiche attive per il lavoro. Questa è la solo e vera priorità per l'Italia, nel 2014».
Nella Legge di stabilità discussa e approvata in Parlamento nelle scorse settimane che aiuti concreti porta alle famiglie?
«Per la prima volta negli ultimi cinque anni le tasse non aumentano ma diminuiscono, c'è la riduzione dell’Irpef per i lavoratori; 1,56 miliardi serviranno infatti a ridurre l’Irpef per le fasce medio-basse. Per andare al concreto, chi si trova nella fascia di reddito tra i 15 mila e i 18 mila euro potrà avere uno sgravio medio di oltre 200 euro annui.  C'è un impegno di 950 milioni a favore degli esodati, così sono stati tutelati 160 mila lavoratori. Ci sono 275 milioni, per il Fondo per le non autosufficienze, 75 milioni da destinare agli interventi di assistenza domiciliare per le persone affette da disabilità gravi e gravissime, come la Sla. C'è il “bonus bebè” per l’erogazione alle famiglie a basso reddito di prestiti per un importo fino a 5 mila euro, restituibili in cinque anni. Al programma sperimentale di diffusione della nuova carta acquisti ai nuclei in difficoltà (fino a 400 euro a famiglia sulla base dell'Isee) si aggiungono 40 milioni l'anno per il prossimo triennio. Vengono rivalutate le pensioni fino a 1.500 euro lordi per il 100%, al 95% per le pensioni fino a 2.000 euro lordi, al 75% per quelle fino a 2.500 euro lordi e al 50% per gli importi fino a 3.000 euro e al 40% quelle superiori. Inoltre sono stati riconosciuti, in caso di pensionamento anticipato prima dei 62 anni, anche i contributi figurativi relativi ai periodi di congedo o permesso riconosciuti per assistere congiunti con disabilità».
E per le imprese? La tassazione appare ancora troppo elevata su entrambe i fronti... 
«Il taglio della tassazione sul lavoro per 3,3 miliardi va a beneficio delle imprese, attraverso il taglio dei premi e dei contributi obbligatori Inail. E' prevista l’applicazione della defiscalizzazione Irap sulle nuove assunzioni e l’integrale restituzione al datore di lavoro del contributo addizionale dell’1,4% della retribuzione per i rapporti di lavoro trasformati in tempo indeterminato. Vuol dire 15 mila euro di deduzione per ogni nuovo assunto in forma stabile, con un effetto stimato di almeno 135mila nuove assunzioni. Vengono potenziati gli incentivi per le imprese che si finanziano con mezzi propri, attraverso l’incremento del rendimento nazionale del nuovo capitale proprio deducibile dal reddito imponibile. Viene rifinanziato il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per 600 milioni di euro, che consentirà di garantire nuovi finanziamenti 40 miliardi in tre anni. Ci sono 200 milioni in tre anni per finanziamenti agevolati nella forma di contratti di sviluppo nel settore industriale e nel turismo e 150 milioni per il fondo per la crescita sostenibile. Altri 50 milioni per i finanziamenti a tasso agevolato alle imprese esportatrici, 200 per sostenere il credito all’esportazione a pagamento differito e degli investimenti all’estero. Sono confermati anche per i prossimi anni i bonus edilizi come leve di sviluppo del settore delle costruzioni e dell’immobiliare. Per interventi a favore del settore dell’autotrasporto autorizzata per il 2014 la spesa di 330 milioni di euro. C'è l’allentamento del patto di stabilità interno per un miliardo, consentendo ai Comuni che ne hanno la possibilità di far ripartire immediatamente i cantieri e le piccole opere, un impulso importante per la ripresa dell’economia. Ci sono 20,75 milioni di euro per il completamento del piano nazionale della banda larga, ed è previsto un piano di investimenti importante nelle infrastrutture e nel settore del trasporto pubblico».
Riforme istituzionale, molto era stato annunciato e pochissimo è stato fatto. Le «larghe intese» sono un freno invece che uno stimolo?
«Le riforme istituzionali si fanno rispettando la Costituzione, che prevede tempi e procedure ben precise. Non saranno fatte finché non sarà completato il percorso, e si fanno tutte insieme, in modo organico, non un pezzo alla volta. Le larghe intese sono una necessità, visto che alle elezioni nessuna parte ha ottenuto la maggioranza necessaria per Governare. Quando abbiamo votato la prima fiducia al Governo Letta c'era chi profetizzava l'implosione del Pd, invece è imploso il Pdl, che si è sfasciato. Nelle larghe intese rimangono Alfano ed il Ncd, mentre Berlusconi ha riesumato Forza Italia, per andare all'opposizione e votare insieme ai fratelli d'Italia, a Grillo ed alla Lega».
Lei ha sostenuto Cuperlo, ora il Pd rinnovato di Renzi la convince? Si aspettava una partecipazione alle primarie così massiccia ed una vittoria così schiacciante del sindaco di Firenze?
«Ho votato Cuperlo perché credo che il contributo della sua proposta sia utile al Pd, ma non mi sono candidato nella sua lista di sostegno per l'assemblea nazionale. Mi aspettavo una vittoria schiacciante di Renzi ed anche una buona partecipazione, anche se non così ampia. Con il clima avvelenato che c'è nel Paese, il populismo e l'antipolitca che dilagano, credo che tre milioni di persone che votano alle primarie del Partito Democratico per scegliere il leader siano una prova democratica straordinaria, ed un grande segnale di speranza e di fiducia nella politica. Sarebbe bello che lo facessero anche gli altri partiti. Io sono ottimista, a Renzi daremo tutti una mano, per quel che possiamo, perché il Pd si rafforzi e cambi l'Italia».
Ce la farete a fare la riforma elettorale entro gennaio?
«Non lo so, spero di sì, ma non dipende solo dalla nostra volontà. Per votare la riforma elettorale serve un accordo, perché ci vuole una maggioranza del Parlamento che la vota. Noi abbiamo fatto delle proposte, e cerchiamo di trovare un punto di convergenza».
L'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti è giusto?
«L'ho votato per disciplina di partito. Credo che in questo momento fosse inevitabile, più che giusto».
E' d'accordo con chi sostiene che andrebbero dimezzati gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali?
«Credo che basterebbe lasciare nella busta paga dei Parlamentari quella parte di retribuzione che va effettivamente come retribuzione ai parlamentari, che sono circa 10.000 euro lordi, e quindi sono meno di 5.000 netti. Da questi ovviamente ciascuno dovrà togliere i versamenti volontari che ritiene di fare a favore del suo partito, come facciamo noi del Pd. Tutta quella parte di rimborso delle spese per i collaboratori, l'informatica, il trasporto, la diaria ecc… sarebbe meglio che non passasse per la busta paga, perché sembra che sia una parte dello stipendio, mentre invece serve per pagare le spese e gli stipendi dei collaboratori. Sarebbe meglio che fossero direttamente la Camera ed il Senato a rimborsare le spese documentate, a stipulare il contratto con i collaboratori dei Parlamentari ed a pagarli, in un modo uguale per tutti, senza far passare questi soldi dalla retribuzione dei singoli parlamentari. Mi rendo conto che questo cambiamento produrrebbe molti disguidi organizzativi e incontra problemi burocratici, ma almeno si potrebbe eliminare la favola degli stipendi da 30.000 euro, che nella realtà non esistono affatto. Per quel che riguarda i consiglieri regionali non so esprimermi, non conosco abbastanza la materia».

Manuel Poletti
direttore@settesere.it


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