La Befana dal 4 gennaio in ogni paese della provincia
Sarà pure la festa che per tradizione «si porta via tutte le altre», ma l’Epifania è anche la celebrazione che più di ogni altra vive di sovrapposizioni culturali e di significati molteplici e malleabili, un mescolamento inestricabile di devozione religiosa (l’«epifania» propriamente detta, con il battesimo di Gesù e l’adorazione dei Re Magi) e festeggiamenti ludici, con la ben più prosaica figura della Befana (che si tentò anche di cristianizzare inquadrandola come una vecchia signora che proprio ai Magi fornì indicazioni preziose per giungere a Betlemme). Ed è inevitabilmente quest’ultima a dominare la fantasia dei bambini e l’animazione di piazza e teatri, anche nella nostra provincia, nella notte fra il 5 e il 6 gennaio, ma anche nei pomeriggi precedenti, fra calze appese ai camini, storie di folletti e vecchie che volano su scope magiche.
Ad esempio fin da mercoledì 4 in provincia pullulano i laboratori creativi e le letture per i più piccoli, dalla biblioteca di Lugo al museo Sgurì di Savarna, mentre a al teatro di Russi, in serata ci sarà un vero spettacolo per tutti i bambini e a ingresso gratuito: Aspettando la befana - storia di elfi e folletti.
Domenica 5 la Befana sarà in piazza a Bagnara nel pomeriggio e già che c’è farà una capatina anche al museo NatuRa di Sant’Alberto, mentre in serata l’associazione Entelechia porterà il suo Pollicino alla ex scuola elementare di San Patrizio.
Lunedì 6 sarà la giornata più impegnativa per la Vecchia sulla scopa, che comparirà nelle piazze di Ravenna, Conselice e Bagnacavallo, dov’è in programma un pomeriggio intenso con la «Fabbrica naturale» e la consegna ai bambini del Ranocchio Tronchetto dello stagno palustre. Ci saranno anche il mago delle trottole, i cantastorie, lo zampognaro e il pastore col carretto tirato dal somarello. Tra sale e teatri accoglieranno la Befana anche Brisighella, Porto Corsini, Sant’Alberto e la rocca di Riolo Terme.
Senza dimenticare Cervia, che da diversi anni celebra un’epifania particolarissima al bagno Franco di Pinarella con il «Tufo della Befana», una rinfrescante nuotata di primo mattino nelle acque non esattamente tiepide dell’Adriatico in gennaio. A Cervia rivive invece l’antica tradizione dei Pasqualotti, con i canti di casa in casa già la notte del 5, secondo una tradizione tipica della dorsale adriatica italiana. Una ricorrenza che cela una ritualità antica e misteriosa, di cui hanno scritto lo scorso anno Giuseppe Bellosi ed Eraldo Baldini nel loro saggio Tenebroso Natale. Il 6 gennaio fissava il termine di dodici giorni da Natale all’Epifania (dodici come le giornate che culminano nella notte di Halloween, il «primo capodanno» del mondo contadino). Si parlava di «Pasquella» perchè l’Epifania era considerata la prima Pasqua dell’anno e il canto dei Pasqualotti era un canto di questua. Questa tradizione nasce nel solco del culto della fertilità (spesso si canta in favore di matrimoni a venire) e di quello per i defunti (richiamati dalle fattezze «streghesche» della Befana), entrambi con radici pre-cristiane. Il canto dei Pasqualotti ha un fine di buon augurio per l’anno nuovo e la questua fa parte del rito. Bellosi e Baldini riportano pure un’usanza tipica di Alfonsine, con questuanti che vanno di casa in casa mascherati a chiedere rigorosamente prosciutto. Il consiglio è di farsi trovare muniti di coltello, altrimenti ve lo chiederanno intero.