«Aspettare la ripresa è un’illusione. O siamo noi protagonisti del nostro futuro creando le condizioni di immettere nuovo lavoro nella provincia oppure saremo soggetti a un lungo declino. Qualcuno sostiene che siamo già in fase di ripresa, ma o investiamo nelle nostre trasformazioni o difficilmente il dato occupazionale sarà riproponibile e anche nelle imprese più innovative si andrà verso una riduzione. Dopo un 2013 molto difficile, bisogna creare le condizioni per un futuro con un’economia solida. Si punti decisi su porto, tecnopoli, export e turismo anche fuori stagione». Ha le idee chiare Costantino Ricci, segretario generale della
Cgil di Ravenna, su dove bisogna agire per rimettere in moto l’economia locale.
Da dove parte nel 2014 il mondo del lavoro?
«Tutto il 2013 è stato affrontato con un ricorso agli ammortizzatori sociali importanti, un aumento della disoccupazione in termini generali e alcune realtà importanti che stanno vivendo un momento di grande difficoltà e stanno arrivando alla chiusura di un ciclo. Con queste premesse è difficile pensare che il 2014 sia l’anno della fine della crisi. In tutto questo la provincia di Ravenna ha tenuto nel suo impianto generale, però la situazione si sta deteriorando. La difficoltà è capire se e fino a quando saremo in grado di sostenere con ammortizzatori sociali il mantenimento di questa gran parte di lavoratori legati all’impresa o quando questo diventerà un ragionamento generalizzato di riduzione del personale».
Su cosa bisogna puntare per il futuro?
«Ravenna sta già puntando molto su quattro fattori che rappresentano il futuro di questo territorio. Il primo è il porto, e speriamo che il 2014 sia l’anno di inizio dei lavori di approfondimento dei fondali visto che le risorse ci sono, si può dare una prospettiva a questa attività importante che conta oltre 10mila lavoratori, ma non solo. Legata a quella del porto, c’è anche l’attività economica della provincia e della regione: con le infrastrutture che sono da fare, nel 2014-2015 potrebbe essere un elemento trainante di lavoro. Il secondo punto su cui stiamo puntando sono i tecnopoli che stanno lavorando con importanti imprese del territorio che hanno investito in queste strutture. Inoltre ci sono innovazioni in ricerca per quanto riguarda le energie alternative. Questo per noi è un risultato importante perché i dati del 2013 ci raccontano che le imprese sono state in grado di trasformarsi e competere nei mercati esteri con qualità e prodotti innovativi. Questa struttura che può aiutare le imprese nella ricerca è dunque fondamentale. Il terzo dato è legato alla dimensione dell’impresa che a sua volta è connesso alla possibilità di competere sui mercati esteri. Il quarto punto è un turismo che inizi a pensare ad una destagionalizzazione che punti ad integrare mare e collina per aumentare la sua attrattività tutto l’anno. Pur in un momento di difficoltà, questi aspetti possono agganciare le basi per la ripresa».
Sul porto però ci sono resistenze di un gruppo di cittadini.
«E’ inspiegabile, soprattutto in un momento difficile come questo: ci sono tutte le condizioni per portare avanti questo progetto. Inoltre c’è la volontà dell’Autorità portuale di costruire un moderno impianto di trattamento per il materiale d’escavo. E’ allucinante che non si trovi un posto dove stivare le prime sabbie, visto che ci sono anche tutte le garanzie sulla tutela ambientale».
Quali altre sfide per il 2014?
«Dovremo prestare attenzione al settore dell’edilizia, ma anche a parte dell’agroindustria che ha già visto casi difficili come quello alfonsinese nel 2013 e all’occupazione in generale. Auspichiamo un allentamento del patto di stabilità per i progetti già pronti. A livello nazionale ci vuole più attenzione al settore manifatturiero e definire le politiche industriali certe e incentivarle per un periodo ragionevole».
Ravenna 2019, come ci si gioca la finale?
«E’ un’occasione per promuovere quello che già facciamo e creare sinergie tra cultura, turismo e attività ricreative».
Ci anticipa il tema di Opera 2014?
«Il festival sarà dedicato alla battaglia contro il femminicidio e alle donne nel mondo del lavoro».
E’ favorevole all’abolizione delle Provincie?
«Non mi appassiona la polemica. Decidiamo piuttosto dove vanno le funzioni nel caso si aboliscano».
Quanto la preoccupa il forte calo nel potere d’acquisto dei pensionati?
«E’ molto preoccupante: tanti hanno pensioni basse che rischiano di andare sotto la soglia di povertà, mentre altre dignitose, che finora sono state il vero ammortizzatore sociale nel nucleo familiare, rischiano di non esserlo più in futuro creando un aumento dei casi di disagio».
L’aumento di illegalità come si combatte sul territorio?
«All’interno dei luoghi di lavoro mettendola al centro non solo delle rivendicazioni sindacali, ma anche in quelle delle imprese regolari che subiscono una concorrenza sleale da parte di quelle che sfruttano i lavoratori».
Renzi ha lanciato un messaggio ai sindacati che devono cambiare perché non rispondono più alle esigenze del mondo del lavoro.
«Ho sempre militato in partiti che hanno dato vita all’attuale Pd dove sono tuttora iscritto, alle primarie ho votato Cuperlo e ora Matteo Renzi è anche il mio segretario. Dalle primarie è arrivato un segnale forte di cambiamento che non va sottovalutato. Se intende che il sindacato deve cambiare e ammodernarsi posso essere d’accordo con lui, ma anche la politica faccia altrettanto e tuteli intere fasce oggi dimenticate come precari, esodati e coloro che escono dal mondo del lavoro. Detto ciò, vale per Renzi quello ho sempre considerato valido per i suoi predecessori: la Cgil non è né distante né diffidente dalla politica, ma autonoma».
Christian Fossi
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