RAVENNA | L'allarme della Caritas: +17% di richieste d'aiuto, sono giovani e italiani
La povertà della «porta accanto». Sono sempre di più gli italiani e le giovani famiglie che bussano al centro d'ascolto San Vincenzo De' Paoli della Caritas. I dati 2012 parlano di 4.722 richieste d'aiuto, il 17% in più del 2011. Ma solo una prospettiva temporale più ampia mette in luce quella che anche sul territorio di Ravenna sta diventando un'emergenza: nel 2008 i contatti registrati dal Cda (Centro d'ascolto) erano stati 2696, con un incremento quindi nel giro di 5 anni del 75% in più. Ed è proprio marzo il mese più intenso per i responsabili del centro e i 38 volontari: «Durante l'anno le presenze sono quasi costanti - racconta la responsabile del Cda Raffaella Bazzoni -, ma registriamo un'affluenza più intensa a marzo legata probabilmente alle richieste d'aiuto per il pagamento delle utenze invernali». Che sono il vero motivo d'ansia per gli operatori, spiega il direttore della Caritas don Alberto Brunelli: «Molti vengono da noi quando hanno una scadenza molto ravvicinata (perché sanno che abbiamo una capacità di reazione più veloce dei servizi), ma non sempre abbiamo la disponibilità economica per soddisfarle».
Il Centro ragiona soprattutto per nuclei famigliari sostenuti: sono stati 1066 nel 2012, il 14% in più dell'anno precedente. Quasi 400 (399) le nuove famiglie che hanno chiesto una mano alla Caritas, con un aumento del 17% sempre rispetto al 2011. Spicca, da questo punto di vista, l'aumento delle famiglie di giovani-adulti (tra i 35 e i 44 anni): «Un'età - chiosa Bazzoni - che invece dovrebbe corrispondere al periodo di massima autonomia». I nuclei di nazionalità italiana sono poco più di un terzo (il 36-38%), ma in costante aumento negli ultimi anni: 31 in più del 2011 e 125 in più sul 2008. Mentre tra gli stranieri, le richieste arrivano soprattutto da nigeriani, albanesi e marocchini.
In cima alle ragioni principali per le quali si chiede aiuto c'è certamente l'emergenza lavoro (il 60% si dichiara disoccupato e dai colloqui emergono problemi legati al lavoro nero o alla cassa integrazione non rinnovata), gli sfratti e l'emergenza abitativa (il 46% degli utenti che si rivolge al Cda è in affitto, e quindi buona parte dello scarso reddito finisce lì) e proprio nel 2012, rileva Bazzoni, si è evidenziato in maniera preoccupante anche il cosiddetto «fattore depressione» nelle situazioni di povertà denunciate: «Molti durante i colloqui ci chiedono medicine ad esempio contro l'ansia, oppure notiamo una mancanza di reazione anche porta all'isolamento e a non chiedere aiuto. In certi casi colpisce il famigliare che è disoccupati, ma in altri anche l'unico produttore di reddito della famiglia».
L'emergenza, dunque, è a 360 gradi. Ma le risorse a disposizione della Caritas non sono infinite, spiega il direttore don Brunelli: «Quest'anno abbiamo messo a bilancio una cifra per il sostegno ai bisognosi che al momento non ha copertura. Cerchiamo di soddisfare soprattutto i bisogni primari, e da qualche anno anche gli alimenti che riceviamo dal Banco alimentare non sono più sufficienti. Confidiamo nelle donazioni».