Giordano Graziani (pres. Deco) in pensione a gennaio: «Cresciuti grazie ad ascolto e innovazione»
«Sono entrato nel 1985 come operaio nel nuovo stabilimento di Bagnacavallo della Lughesina. L’allora direttore generale, Gianni Celletti, mi diede fiducia e quasi subito responsabilità crescenti sulla gestione della produzione e delle persone. Dopo due anni entrai in cda e quando acquisimmo la Cofar mi fu chiesto di trasferire la cultura imprenditoriale cooperativa in quell’azienda. Diventai poi vice presidente con maggiori responsabilità e con l’acquisizione di Scala andai in Ciociaria a seguire la produzione e a spiegare che cos’era la cooperazione, non proprio nota come in Romagna. La filosofia della nostra cooperativa è sempre stata quella dell’ascolto dei soci per sbagliare il meno possibile: da un lato abbiamo sempre cercato di valorizzare le risorse umane, dall’altro investire in innovazione». Il presidente uscente Giordano Graziani racconta così la sua storia nella cooperativa bagnacavallese Deco Industrie che finirà a fine gennaio quando andrà in pensione. Al suo posto l’attuale direttore tecnico Antonio Campri, lughese, 52 anni, in cooperativa dal 1985. «E’ entrato in cooperativa un mese dopo di me, è una persona capace, con responsabilità, conosce l’azienda molto bene - continua Graziani -: è assolutamente all’altezza. Come me può contare su Giorgio Dal Prato (l’amministratore delegato, ndr) che ha una visione lungimirante».
Che Deco lascia a Campri?
«Penso di lasciare una cooperativa in salute, in quanto abbiamo raggiunto buoni risultati anche se dobbiamo guardare sempre avanti. Sono nove anni che chiudiamo un bilancio positivo, siamo cresciuti molto. Oggi, se consideriamo tutti gli stabilimenti e gli stagionali, diamo lavoro a circa 500 persone».
Quali sono stati i momenti più belli?
«Fortunatamente sono stati tanti. In primis le 20 gite sociali nelle capitali europee e non solo che abbiamo organizzato: sono momenti molto importanti di socializzazione tra soci che lavorano in diversi stabilimenti. Poi, ovviamente, quando mi hanno chiesto nove anni fa di diventare presidente, riconoscendomi qualità e percorso fatto. Non nascondo di aver sentito il peso della responsabilità di 500 famiglie, ma anche il grande onore».
E quelli più difficili?
«Nel 2006 abbiamo affrontato la scomparsa improvvisa del direttore operativo Claude Nardelli che lasciò un gran vuoto e fu un passaggio molto triste dal punto di vista umano e gravoso da quello operativo. Uno dei momenti più difficili è stato nel 2007 quando ci fu un’impennata delle materie prime, ma siamo riusciti a sfruttare il lavoro fatto nel passato».
Come li avete passati?
«Abbiamo guardato avanti e ragionato in grande: abbiamo capito che per rimanere nei nostri mercati dovevamo investire. Abbiamo fatto altre acquisizioni, l’ultima delle quali quest’anno col Packaging Imolese che ci ha dato la possibilità di allargare il portafoglio nell’offerta del settore detergenza».
Un consiglio per il suo successore?
«Di saper ascoltare i soci: è uno strumento fondamentale di gestione per ridurre gli errori al minimo».
Christian Fossi