Allattamento al seno: le mamme faentine le più «resitenti» rispetto a lughesi e ravennati

Ravenna | 23 Dicembre 2016 Cronaca
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Le mamme di Faenza si scoraggiano meno delle ravennati e delle lughesi rispetto all’allattamento al seno. Lo dicono i nuovi dati regionali, che fotografano le faentine come le più «resistenti», anche se meno lanciate in partenza. A tre mesi di vita del bambino, infatti, sono in fondo alla classifica provinciale, visto che solo il 41% di loro opta per l’allattamento completo (la somma di esclusivo, dove è contemplato solo il latte di mamma, e predominante, dove si aggiungono acqua e tisane) contro il 58% si Ravenna e il 59% di Lugo (la media regionale è del 52%). Ma dopo due mesi sono quelle, sul territorio locale, che meno rinunciano al seno: il 39% di loro, infatti, continua con l’allattamento completo, che a Ravenna interessa solo il 29% delle neomamme a Lugo il 35%. In regione ci si attesta al 33%. Se si guarda al lungo periodo e sul distretto provinciale, comunque, i dati sono incoraggianti rispetto alle indicazioni dell’Oms, che raccomanda l’allattamento al seno esclusivo almeno fino al sesto mese di età. Nel 1999, a tre mesi d’età, quello completo (principale indicatore osservato dalla sanità dell’Emilia-Romagna) veniva scelto dal 51% delle mamme, contro il 58% del 2015. A sei mesi, sempre nel 1999, nel Ravennate allattavano al seno in modo completo 23 mamme su cento, contro le 32 di oggi. Aumenti anche sul fronte dell’esclusivo: dal 35 al 54% a tre mesi, dal 15 al 28% a sei, sempre nell’arco degli ultimi dodici anni. Su come vengono letti i dati è però critica Raffaella Grillandi, presidente del Gaaf (Gruppo allattando a Faenza) che dal 2012 è nel registro regionale delle Onlus e che si occupa di promozione dell’allattamento al seno, alimentazione naturale e consulenze alle mamme, così come di diffondere un modello di maternage ad alto contatto, attraverso l’uso delle fasce: «Il dato importante non è quello dell’allattamento completo ma dell’allattamento esclusivo. Acqua e tisane, infatti, interferiscono sul segnale di fame del bambino, oltre al fatto che venendo somministrate con il biberon, lo abituano a un tipo diverso di suzione». In ogni caso, guardando al solo allattamento esclusivo, Faenza in provincia resta la realtà con lo scarto minore nel passaggio dai tre ai cinque mesi del bambino: dal 38 al 36%: «La drastica flessione del dato che si registra nelle altre realtà (Ravenna, per esempio, passa dal 49 al 25% nel giro di due mesi, ndr) è dovuta a molti fattori: a partire dal fatto che molte donne riprendono a lavorare e, anche se si tirano il latte, cominciano a viverne con parecchio stress la gestione. Senza contare che a poche mamme viene spiegato che intorno ai tre mesi di vita del bambino si ha il cosiddetto scatto di crescita, per cui il neonato richiede più latte e, per stare alle sue esigenze, per qualche giorno bisognerebbe attaccarlo di continuo per stimolare la produzione. Non essendone a conoscenza e vedendo i figli agitati, capita che certe donne si demoralizzino. E che, quindi, abbandonino». Le mamme che il Gaaf vede durante i gruppi o visita a domicilio, comunque, soffrono nell’avere difficoltà ad allattare: “Sulle loro frustrazioni hanno un forte peso alcuni consigli sbagliati come l’utilizzo dei para capezzoli, oggi molto di moda, o il suggerimento da parte di alcuni pediatri di integrare con l’artificiale». E non aiuta nemmeno la percezione di non essere così libere come si vorrebbe quando si vuole allattare fuori casa: «A me – continua Grillandi - è capitato almeno un paio di volte, in un bar di Ravenna e in uno di Faenza, di essere criticata ad alta voce, anche con commenti indignati, perché avevo attaccato mia figlia. Se alcune mamme sono pudiche e non amano farlo in giro, altre vorrebbero sentirsi tranquille nel farlo. Ma la società le giudica e questo può essere un ulteriore disincentivo». Lo è anche per Annalisa Venturini, consulente de «La Leche League» per Ravenna, che paradossalmente nota come per le mamme sia più facile allattare al bar o al cinema che nei luoghi più istituzionali: «In particolare, superata una certa età del bambino, circola l’idea che non sia ben accettato e considerato continuare a farlo. E sulle donne meno forti, questo può risultare un condizionamento». Soprattutto perché, dopo il primo mese di vita del bambino, vengono a mancare i punti di riferimento giusti: «Le mamme smettono di chiedere aiuto ai consultori e si rivolgono solo al pediatra, che il più delle volte consiglia l’inizio dello svezzamento intorno al quarto-quinto mese». Per favorire le mamme nel loro desiderio di allattare (non solo al seno, per altro), da pochi giorni nella città di Ravenna è disponibile una App, Amici dell’allattamento, che - una volta scaricata sullo smartphone o sul tablet - consente di individuare i 32 luoghi - esercizi commerciali, luoghi della cultura e istituzionali - dotati di fasciatoio, scaldabiberon e in alcuni casi una poltrona comoda per le mamme. La App, realizzata da Studiomapp con la partecipazione del sito Emiliaromagnamamma.it (che in totale , in Romagna, ha promosso l’esistenza di oltre novanta Amici dell’allattamento) è sostenuto dall’assessorato alle Politiche e cultura di genere del Comune. (Silvia Manzani)
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