Sportello avvocati di strada, in aumento gli italiani. Dal 2012 ad oggi 534 fascicoli seguiti. L'analisi della coordinatrice Casadio
Sono in aumento, da aprile scorso, gli italiani senza fissa dimora che si rivolgono al servizio degli avvocati di strada per i problemi più diversi, che vanno dalle controversie civilistiche agli incidenti stradali alle successioni. Spesso sono persone già seguite dai Servizi Sociali, con problemi legati alla residenza. Da giugno 2012, anno in cui è nato il servizio, i fascicoli aperti dagli avvocati che seguono il progetto sono stati 543 e hanno evidenziato questioni legate principalmente alla burocrazia che impedisce, a molti, di vedere riconosciuti diritti previsti dalla Costituzione. L’obiettivo è quello di trovare soluzioni tramite conciliazioni che scongiurino una causa civile permettendo un grande risparmio di tempo. A tracciare il quadro dell’attività è l’avvocato Emanuela Casadio, coordinatrice dell’associazione che, per statuto, non riceve finanziamenti da enti pubblici territoriali. L’unica sovvenzione, per l’attività del gruppo di Ravenna, arriva da un piccolo contributo annuale stanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Casadio, su cosa si è concentrata quest’anno l’attività? «Da gennaio a marzo ci siamo concentrati sull’emergenza dei richiedenti asilo che, oltre ad essere accolti in strutture per non dormire all’aperto, avevano la necessità di essere orientati rispetto ai loro diritti per capire quali fossero le autorità competenti a cui rivolgersi. Una volta diventate richiedenti, queste persone hanno avuto bisogno di ricevere informazioni in preparazione della domanda da presentare alla commissione di Forlì. I richiedenti asilo seguiti nel 2016 sono stati un’ottantina e sono stati accompagnati passo a passo. Dalla scorsa primavera, però, abbiamo notato che gli stranieri sono diminuiti, a fronte di un aumento di italiani». Com’è formato il personale? «Il lavoro viene svolto ogni venerdì, dalle 15 alle 17, da sei avvocati e possiamo contare su studi legali che, in caso di necessità, ci aiutano. A questi si aggiungono una decina di volontari tra praticanti e laureati in giurisprudenza» Quali sono le difficoltà maggiori? «Seguiamo persone del comune ma abbiamo anche utenti fuori provincia e ci rendiamo conto che tutti si scontrano con difficoltà burocratiche sempre maggiori. La burocrazia uccide più della povertà. In pratica, quello che stiamo facendo è cercare di ripristinare i collegamenti con le Amministrazioni che la burocrazia ha fatto crollare. Le situazioni sono cambiate con una velocità tale che ha reso la Pubblica Amministrazione sempre più in affanno. Devo dire che con la nuova nomina dell’assessore ai Servizi Sociali, Valentina Morigi, abbiamo trovato un dialogo molto proficuo. Ad oggi abbiamo rapporti quasi quotidiani con l’assessorato e stiamo seguendo una decina di casi, di cui almeno un paio fuori provincia. Purtroppo, per quanto riguarda i tirocini di inclusione sociale e le leggi regionali siamo ancora indietro e, dopo un primo avvio, tutto si è fermato. A questo si aggiunge il problema delle case popolari: molti chiedono di essere aiutati anche nella compilazione dei moduli Acer, e devo dire che anche noi, a volte, ci troviamo in difficoltà. Sono richieste complicate da compilare, sarebbe ora di snellire la burocrazia». E’ difficile entrare in graduatoria? «Sì. Per noi le case popolari sono un sogno: sono moltissimi quelli che, anche avendone diritto, sono ancora senza. E’ ora che si facciano verifiche e accertamenti, ma sono consapevole che questa sia una partita politica e che ci siano molte difficoltà nell’affrontare il nodo burocratico. Almeno servirebbero tempi più certi, regole chiare e maggiore collaborazione». Quali sono le altre attività dello sportello? «Ogni anno, come sportello, ci impegnamo ad organizzare un convegno su temi specifici, dalla casa ai diritti degli immigrati sul lavoro. L’anno scorso siamo anche stati riconosciuti dall’ordine degli avvocati, che ci ha premiato con l’attribuzione di crediti formativi per i partecipanti. Per il 2017, invece, vorremmo coinvolgere la facoltà di Giurisprudenza, che si sta dimostrando attiva e attena al territorio». (Federica Ferruzzi)