Al centro Tracce di via Cavour circa 60 passaggi al giorno: richieste di aiuto raddoppiate in un anno, tanti italiani

Ravenna | 17 Dicembre 2016 Cronaca
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Un’utenza raddoppiata rispetto all’anno scorso, con un’affluenza giornaliera che arriva a toccare i 62 passaggi. E’ questo il bilancio del progetto ‘Tracce’ del centro di accoglienza a bassa soglia nella centralissima via Cavour, il cui ingresso è poco distante dalle vetrine scintillanti che accolgono le merci più costose nella via di maggior passeggio. A promuoverlo, nell’ottobre 2003, fu padre Claudio Ciccillo, che lo pensò come luogo per ospitare persone in difficoltà. «Ad oggi l’affluenza giornaliera va dai 54 a 62 passaggi al giorno: le persone vengono qui tramite il passaparola, ‘Tracce’ è diventato un centro che riconoscono. Un posto in cui depositare la propria stanchezza, non solo un ambiente caldo in cui rimanere qualche ora, ma anche un centro in cui intrecciare relazioni». L’aspetto che colpisce è che queste persone sono collaborative e si prendono cura del posto in cui sono: «lo sentono come un luogo familiare a cui prestare attenzione, non si limitano a frequentarlo ma lo vivono». Le provenienze sono le più diverse: ci sono pakistani, tunisini, rumeni e africani, ma anche tanti italiani. «Molti vengono da tempo e sono inseriti in percorsi costruiti in collaborazione con i Servizi sociali; tra loro ci sono anche molti italiani. In questi tredici anni di attività sono stati diversi quelli che hanno saputo reinventarsi per uscire dalla marginalità: molti sono andati in comunità, tanti hanno trovato un lavoro e, non appena raggiunta un po’ di stabilità, sono tornati con un pacco di caffè o di zucchero per restituire, anche simbolicamente, quello che avevano ricevuto. Esiste una coscienza forte, un profondo senso di riconoscenza». Dal centro di via Cavour si passa per fare colazione o prendersi un caffè, guardare un film o praticare un’attività insieme agli altri. «A volte capita che le persone arrivino in compagnia per bere un caffè e fare attività che permettano di condividere frammenti di umanità. Come avviene in quasi tutte le case in questo periodo, anche qui sono stati allestiti l’albero e il presepe. Sono gli utenti stessi che lo chiedono». E, rispetto all’anno scorso, il numero di chi è passato è raddoppiato. «I bisogni sono aumentati anche a Ravenna, che si conferma in molti casi un luogo di passaggio. In aumento è anche la povertà di relazioni: molti tra quelli che vengono qui hanno una casa, ma vivono precarietà lavorative che li mettono a disagio e che impediscono di trovare uno spazio in cui raccontarsi. Qui, invece, si sentono accolti e ascoltati». Un lavoro intenso per i quattro operatori che ruotano al centro, ma fare di più non sempre è possibile. «Purtroppo mancano le risorse per stare aperti più ore, anche se ci stiamo organizzando per potenziare il servizio ed evitare che chi è in difficoltà resti un passo indietro».
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