Porto, il neo presidente dell’Autorità, Daniele Rossi: «La scelta sul progetto di escavo va condivisa con gli operatori»
«La scelta sul progetto di escavo va condivisa con gli operatori: da qui passa il futuro del nostro porto». E’ chiaro Daniele Rossi, 56 anni, da cinque residente in città (da quando era amministratore delegato di Rosetti Marino), manager di alto profilo del settore offshore e cantieristica, che dal 1° dicembre è il nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale di Ravenna. Il ministro Delrio l’ha scelto insieme alle istituzioni locali (Regione e Comune) per i collegamenti internazionali e locali.
Chi l’ha cercata per primo per proporle di «autocandidarsi» e perché ha accettato?
«La mia candidatura è frutto di un ragionamento sul futuro del porto con le istituzioni locali. Ovviamente il rapporto di stima e di fiducia con il sindaco De Pascale è stato determinante. Ho accettato con entusiasmo perché amo questa città e mi sono sentito onorato di poter dare un contributo allo sviluppo delle sue attività economiche».
Il nodo più spinoso sono gli escavi dei fondali. Qual è la sua linea? Progettone, manutenzione o una via di mezzo?
«Sicuramente l’escavo è il nodo più spinoso da risolvere ed è il passaggio con la maggiore valenza strategica per lo sviluppo del nostro scalo. Non ho la pretesa, non sarebbe serio, di averne già compresa tutta la complessità. In merito al progetto esistente di Hub Portuale ci sono valutazioni importanti che meritano un’ulteriore riflessione alla luce sia del mutato scenario economico, che del nuovo approccio sistemico alla portualità italiana fortemente voluto dal Governo. La profondità dei fondali è legata a scelte strategiche di posizionamento sul mercato, che devono essere condivise con le istituzioni locali ed i soggetti economici interessati. Quello che dobbiamo fare nell’immediato è accelerare la manutenzione ordinaria per garantire la piena operatività del porto. In questi mesi sono state fatte attività importanti in tal senso ed ora il lavoro andrà avanti».
Quali saranno i primi passi della sua presidenza e quali sono le prime riunioni che ha fatto da presidente?
«La prima cosa che ho fatto, lunedì mattina (5 dicembre, ndr), è stato incontrare tutti i dipendenti. Ho trovato una squadra di persone con sicura professionalità e desiderio di essere protagonisti della nuova importante sfida che ci aspetta nei prossimi anni. Non c’è dubbio che metteremo tutto il nostro impegno, esperienza e determinazione al servizio di questo ente e della comunità portuale. Una delle prime cose che vorrei fare, compatibilmente con le altre attività, è incontrare tutti gli operatori economici del porto, voglio conoscerli, visitare le loro aziende, capirne le necessità. Credo sia importante dare un segnale di vicinanza, di partecipazione, di condivisione. Ovviamente nel frattempo ci saranno alcuni dossier da studiare».
Che lavoro le ha lasciato il commissario Giuseppe Meli?
«Il commissario, che colgo qui l’occasione per ringraziare ancora per ciò che ha fatto in questi mesi in Autorità portuale con la determinazione, professionalità e riservatezza di cui solo un ufficiale è capace, ha consentito, coerentemente con il mandato ricevuto quale commissario straordinario, lo svolgimento ordinato e regolare delle attività portuali. Credo dobbiamo essergliene tutti grati perché non è stato facile. Mi lascia il lavoro che un presidente con un mandato di quattro anni è giusto porti avanti. Mi lascia il compito di condividere con le istituzioni politiche ed economiche e tutta la comunità portuale, le analisi e le strategie che determineranno le scelte della Autorità di Sistema Portuale di Ravenna».
Come ha intenzione di ricucire le frizioni che ci sono state nell’ultima fase della presidenza Di Marco con alcuni operatori?
«Non credo vi siano lacerazioni. A volte c’è stato un confronto dialettico forte tra persone determinate, ma questo nel lavoro succede. Per quanto mi riguarda ribadisco la volontà dell’ente di essere presente e vicino agli operatori economici. Ovviamente nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ciascuno, nell’interesse dello sviluppo di questo Porto e dell’occupazione che può generare. Confido troveremo il modo di conciliare le differenti esigenze e di condividere una progettualità che unisca chi nel porto lavora e rafforzi una comunità che deve essere coesa e orientata verso i medesimi obiettivi di crescita, di sviluppo, di prestigio e di ricchezza, per il bene del Porto, della città di Ravenna e dell’intera Regione».
Il suo lavoro l’ha portata sempre in posti nuovi. Perché ha scelto di fermarsi a Ravenna?
«Perché qui mi sento finalmente a casa mia». (c.f.)