Referendum, il direttore Manuel Poletti: «Basta un Sì per un Paese migliore»

Romagna | 03 Dicembre 2016 Blog Settesere
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Serve un voto che permetta all’Italia di essere un paese più semplice dal punto di vista istituzionale e più veloce nel processo legislativo per stare al passo con i tempi, dettati sempre più dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione, con meno politici e più politica.

Serve un voto che permetta all’Italia di non finire nella palude come altri contesti internazionali, dominati da un populismo crescente, intriso anche di venature razziste.

Domenica 4 si vota per il Referendum costituzionale, un appuntamento importante per dare un’ulteriore spinta riformatrice al Paese se vincerà il Sì. Col No semplicemente rimarrà tutto come ora, con un Bicameralismo paritario che frena l’azione legislativa e con costi corposi. Con numerosi regolamenti regionali diversi l’un dall’altro, che creano differenze ingiustificabili in molte attività di tutti i giorni.

Dopo una campagna referendaria troppo lunga e troppo urlata, con errori da entrambe le parti, l’elettore si troverà di fronte un quesito chiaro, frutto di un percorso parlamentare lungo ed articolato, con 6 (sei) votazioni positive, frutto di mediazioni e correzioni al testo iniziale. Per questo stona molto chi oggi da «libero» cittadino dice di votare No, dopo che in Parlamento negli ultimi due anni ha votato sempre Sì, vedendo accolti pure numerosi emendamenti.

Il rischio concreto con la vittoria del No è il ritorno dell’instabilità politica, veleno pericoloso per la nostra economia e benzina super invece per gli speculatori internazionali.

Domenica 4 andare a votare è un dovere, oltre che un diritto. La modifica della Costituzione è un atto importante, che merita attenzione e certamente un voto da parte di tutti voi.

Manuel Poletti - Direttore «setteserequi»

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Brucia, eh?
Commenta news 22/12/2016 - Amen
ma si nasconda
Commenta news 22/12/2016 - simone
Io, ho votato NO. Come il 60% circa degli italiani. Ho votato No, perché mi aspettavo di vedere cinque quesiti e non uno solo. Ho votato No, perché il Senato andava abolito, anziché consegnarlo, in pratica, in mano ad un solo partito. Ho votato NO perché sono sicuro che il 90% degli italiani non ha capito sicuramente cosa significa "la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione". Ho votato NO perché ti faccio vedere come si presenta un referendum : Quesito referendum svoltosi il 9 giugno 1991: "Volete Voi abrogare il decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati), limitatamente alle parti seguenti: art. 4, terzo comma, limitatamente alle parole «attribuire preferenze, per»; art. 58, secondo comma, limitatamente alle parole «e indicando in ogni caso le modalità e il numero dei voti di preferenza che l'elettore ha facoltà di esprimere»; art. 59, secondo comma, limitatamente alle parole «Il numero delle preferenze e di tre, se i deputati da eleggere sono fino a 15; di quattro, da 16 in poi;»; art. 60, primo comma, limitatamente alle parole «nelle apposite righe tracciate» e limitatamente alle parole «dei candidati preferiti, compresi nella lista medesima»; sesto comma: «Se l'elettore non abbia indicato alcun contrassegno di lista ma abbia scritto una o più preferenze per candidati compresi tutti nella medesima lista, s'intende che abbia votato la lista alla quale appartengono i preferiti.»; settimo comma: «Se l'elettore abbia segnato più di un contrassegno di lista, ma abbia scritto una o più preferenze per candidati appartenenti ad una soltanto di tali liste, il voto è attribuito alla lista cui appartengono i candidati indicati»; ottavo comma, limitatamente alle parole «al numero stabilito per il Collegio» e limitatamente alle parole «rimangono valide le prime»; art. 61; art. 68, primo comma, punto 1), limitatamente alle parole «il numero progressivo della lista per la quale è dato il voto ed il cognome dei candidati ai quali è attribuita» e limitatamente alle parole «o il numero dei candidati stessi nella rispettiva lista secondo l'ordine di presentazione,»; art. 76, primo comma, n. 1) limitatamente alla parola «61»?"Così che chiunque con la legge alla mano cancella le frasi dove sta scritto abrogare..e legge come sarà la nuova legge.Invece in questo referendum si diceva cosa si andava a cambiare ma non esplicitava come sarebbe cambiata la costituzione...E PER IL CAMBIO DELLA COSTITUZIONE NON SI PUO' GIOCARE COSI'
Commenta news 21/12/2016 - Lorenzo Granata
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