Serve un voto che permetta all’Italia di essere un paese più semplice dal punto di vista istituzionale e più veloce nel processo legislativo per stare al passo con i tempi, dettati sempre più dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione, con meno politici e più politica.
Serve un voto che permetta all’Italia di non finire nella palude come altri contesti internazionali, dominati da un populismo crescente, intriso anche di venature razziste.
Domenica 4 si vota per il Referendum costituzionale, un appuntamento importante per dare un’ulteriore spinta riformatrice al Paese se vincerà il Sì. Col No semplicemente rimarrà tutto come ora, con un Bicameralismo paritario che frena l’azione legislativa e con costi corposi. Con numerosi regolamenti regionali diversi l’un dall’altro, che creano differenze ingiustificabili in molte attività di tutti i giorni.
Dopo una campagna referendaria troppo lunga e troppo urlata, con errori da entrambe le parti, l’elettore si troverà di fronte un quesito chiaro, frutto di un percorso parlamentare lungo ed articolato, con 6 (sei) votazioni positive, frutto di mediazioni e correzioni al testo iniziale. Per questo stona molto chi oggi da «libero» cittadino dice di votare No, dopo che in Parlamento negli ultimi due anni ha votato sempre Sì, vedendo accolti pure numerosi emendamenti.
Il rischio concreto con la vittoria del No è il ritorno dell’instabilità politica, veleno pericoloso per la nostra economia e benzina super invece per gli speculatori internazionali.
Domenica 4 andare a votare è un dovere, oltre che un diritto. La modifica della Costituzione è un atto importante, che merita attenzione e certamente un voto da parte di tutti voi.
Manuel Poletti - Direttore «setteserequi»