Il ricordo di Della Monica: «Sermonti, la voce di Dante»
Vittorio Sermonti deve in qualche maniera a Ravenna il suo successo e la sua fama con Dante e la Divina Commedia: i tre anni di letture nella chiesa di San Francesco gli portarono fortuna e fu chiamato in tutta Italia a farne altre. Valter Della Monica che lo invitò nel 1995 ricorda lo studioso e scrittore morto a Roma all’età di di 87 anni.
Professore, regista, studioso, appassionato di Dante, Sermonti nel 1986 propone alla Rai di realizzare il suo progetto di letture integrali della Divina Commedia per la radio e porta a termine le registrazioni di tutta l’opera nel 1992. Dal chiuso dello studio di registrazione passa poi agli eventi dal vivo. Migliaia di persone lo seguono a partire dal 1995 nella basilica di San Francesco a Ravenna.
Poi il tutto esaurito si sposta ai Mercati di Traiano e al Pantheon di Roma, a Firenze in Santa Croce, a Milano, a Bologna. E all’estero.
Sermonti individua presto le potenzialità della relazione tra scrittura e parlato; la necessità di trovare una strada per far rivivere i classici attraverso la voce.
Ad invitarlo a Ravenna fu un grande animatore della vita culturale della città bizantina Valter Della Monica, per anni responsabile del Centro Relazioni culturali di Ravenna.
Della Monica come è stato il primo incontro con Sermonti?
«Mi è venuto a mancare qualcosa della mia vita con la sua morte. Il primo incontro avvenne attraverso la radio quando ascoltai la Divina Commedia alla Rai, poi uscirono i libri e lo invitai a casa Melandri a presentarli. Di lì nacque l’idea di fare le letture nella chiesa di San Francesco».
Sono stati in tanti a leggere i versi di Dante, cosa la colpì in Sermonti?
«Il commento e il modo di dire i versi di Dante non in maniera attoriale. Lui era la voce di Dante. Non recitava, ma interpretava, e soprattutto erano belli i commenti. Non erano le famose note a pie di pagina, ma erano raccontati in modo comprensibile per tutti, in maniera divulgativa. Questa è la grande scommessa riuscita con Dante».
L’ultimo canto del Paradiso andaste a leggerlo davanti a papa Giovanni Paolo II. Cosa ricorda?
«L’occasione nacque dal presidente della società Dante Alighieri Bruno Bottai che assistette a San Francesco ad una delle letture con Sermonti e fece in modo di invitarci a Castel Gandolfo. Andammo a Roma con una delegazione ravennate e Sermonti lesse davanti al papa il 33esimo canto del Paradiso. Wojtyla lo ascoltò concentrato, commosso».
A Ravenna andaste anche nelle scuole a leggere Dante.
«Andammo nelle scuole a commentare alcuni canti al liceo classico e allo scientifico. A Sermonti Ravenna era rimasta nel cuore: la nostra città fu l’inizio di quella grande tournée dantesca che lo ha portato in giro per l’Italia e per il mondo. E’ stata un apripista. Se ripenso a quegli anni l’immagine che mi viene in mente è la chiesa di San Francesco piena piena, con il sindaco D’Attorre seduto in prima fila. Con Sermonti ci siamo sentiti nel corso degli anni. L’ultima volta l’ho incontrato nel 2011 quando venne per Dante 2021, era rimasto un bel rapporto d’amicizia».