Vaccini obbligatori in Emilia-Romagna: educatrici perplesse, ma non sono le sole
Silvia Manzani - Per frequentare i nidi d’infanzia, sia pubblici che privati, da settembre prossimo i bambini dovranno essere in regola con le vaccinazioni obbligatorie: difterite, poliomelite, epatite B e tetano. Lo impone la nuova legge regionale che ridisegna i servizi educativi. L’Emilia-Romagna è la prima in Italia a seguire questa strada, indicata come la più idonea a risolvere il calo delle coperture vaccinali. Nella sola provincia di Ravenna, si è passati (per le quattro obbligatorie), dal 96% del 2010 al 94,3% del 2015. La copertura regionale, l’anno scorso, si è attestata al 93,4%, contro il 95% indicato dalle linee guida internazionali. Nei nidi la novità è stata accolta positivamente, non senza qualche perplessità. Quello di Fortunata Franchi, titolare del nido privato «Crescere insieme» di Ravenna, è un «nì». Perché da un lato la legge è la legge. Mentre dall’altro, il sentore che sia stata tolta la libertà di scelta ai genitori, c’è: «Come gestore di un servizio educativo - spiega - non potrò fare altro che attenermi, anche se non mi muoverò prima di specifiche direttive da parte del Comune e dell’Ausl. Per noi la legge è legge, c’è poco da fare: anni fa eravamo obbligati a chiedere il libretto vaccinale ai genitori, ora siamo solo costretti a segnalare i bambini non vaccinati. Si cambia ancora? Facciamolo, non senza qualche dubbio. Da mamma ho vaccinato: mio figlio è asmatico, qualsiasi cosa prendesse da piccolo lo faceva peggiorare. Ma ho partecipato anche alle conferenza del Comilva, informandomi in un senso e nell’altro. Le famiglie dovrebbero essere libere di decidere. Ma capisco anche la posizione delle autorità sanitarie. Credo sia difficile, da parte della mia categoria, dire un sì o un no secco». Più ferma la posizione di Silvia Santucci, responsabile del nido privato aziendale, convenzionato con il Comune di Ravenna, Domus Bimbi: «Crediamo che sfiducia nelle istituzioni, senso di smarrimento, cattiva informazione e diffusione di notizie non corrette da parte del web abbiano portato a un calo delle vaccinazioni. Di conseguenza, per tutelare tutti i soggetti delle comunità educative, sono state fatte una serie di valutazioni che hanno condotto a dover imporre i vaccini obbligatori. Operazione a volte necessaria per proteggere la collettività. Resta positivo, comunque, il dato ravennate, dove la copertura è al di sopra del tetto indicato dall’Organizzazione Mondiale della sanità. Evidentemente, sul territorio, c’è forte sensibilità». Nessun giudizio di merito ma alcune perplessità da parte di Patrizia Fanara, titolare della cooperativa Agrinfanzia che gestisce il piccolo gruppo educativo «L’ErbaVoglio» di Bagnara di Romagna. Il dubbio è che, per soddisfare le esigenze dei genitori contrari ai vaccini, possano
nascere progetti di bassa qualità, non accreditati: «Credo che chi non vuole vaccinare, continuerà a non farlo. E temo che possano nascere gruppi educativi ben lontani dal modello del nido, che è il
luogo della socializzazione primaria, della crescita e dell’apprendimento per eccellenza».Si