Il Mic celebra il Sol Levante e la sua arte
Sandro Bassi
Rientra nel 150esimo anniversario delle relazioni fra Giappone e Italia questa mostra al Museo internazionale della ceramica sulla «Scultura ceramica giapponese del XX secolo nelle collezioni del Mic». Presso l’istituzione faentina è infatti conservata la più grande raccolta extra territoriale di ceramica giapponese e le ragioni sono molteplici: fin dalle sue origini (1908) e grazie alla lungimiranza del suo fondatore, Gaetano Ballardini, il museo possiede uno spiccato carattere di internazionalità; fin dal 1938 si tiene a Faenza il Concorso della Ceramica d’Arte Contemporanea al quale gli artisti giapponesi hanno spesso partecipato, aggiudicandosi più volte il primo premio e donando di conseguenza le loro opere al Mic; infine il museo ha ricevuto diversi lasciti di ricche raccolte private di amatori d’arte orientale.
La mostra si apre con uno spettacolare mobile risalente all’epoca Meiji, in legno laccato di rosso e con meravigliosi inserti in avorio, porcellana e bronzo. A fianco, piatti e teiere di produzione Arita di fine ‘800, con i loro inconfondibili blu, oro e rosso. Altrettanto importanti le stampe prestate dalla Fondazione del Monte di Bologna, acquisite nel 2012 dalla raccolta del medico, scrittore e pittore fiorentino Carlo Contini (1919-2010) che a sua volta le aveva comprate negli anni ‘60 in occasione delle celebrazioni del centenario dell’amicizia Giappone-Italia. Si tratta di delicate xilografie di metà ‘800 raffiguranti paesaggi (si veda quella con il monte Fuji e con le celebri onde spumeggianti), ma anche scene di vita domestica con geishe sotto rami di ciliegio fioriti e avvolte in bellissimi kimono.
E’ comunque il ‘900 a caratterizzare la mostra, soprattutto con i Premi Faenza vinti dai giapponesi (i più importanti furono nel 1972, 1982 e 1985). «Già dagli anni Sessanta - spiega Claudia Casali, direttrice del Mic e curatrice della mostra - il mondo ceramico italiano era stato letteralmente invaso dalla presenza giapponese grazie alle tante partecipazioni al Premio Faenza e alle iniziative collaterali organizzate dal governo giapponese. L’arte ceramica contemporanea nipponica ha una doppia personalità: quella legata più alla tradizione, dove forma e materia sono elementi fondamentali della ricerca e quella più scultorea, dove è dominante l’estetica».
Porcellane, grès e terrecotte si inseguono quindi per tutto il resto dell’ampio salone che ospita la rassegna. A conclusione un flessuoso, raffinatissimo gatto di Mokichi Otsuka ed uno sguardo fotografico, «Tokyo lost and found», con la serie di scatti dell’artista Tomoko Goto che raccontano la quotidianità della capitale attraverso le sue contraddizioni.
Fino al 27 novembre. Orari: 10-13.30 (mart-ven), 10-17.30 (sab e dom).