Sociale e volontariato, le richieste ai candidati sindaco
Puntare sulla sussidiarietà, organizzare una cabina di regia per andare oltre l'assistenzialismo, creare una rete di trasporti per anziani e persone che non riescono a spostarsi. Sono diverse le richieste che il mondo dell'associazionismo e del volontariato rivolgono a colui o a colei che, dal prossimo giugno, vestirà i panni di sindaco. Per Giovanni Santoro, presidente dell'associazione Letizia, il mondo del volontariato «rappresenta sicuramente la realtà che in questi anni si è occupata di dare risposte laddove i servizi pubblici non sono riusciti ad arrivare». Ma anche questo settore necessita di una trasformazione. «Occorre un assessorato unico in grado di convogliare le tematiche del sociale, finanziare progetti che hanno una ricaduta economica vantaggiosa sull’Amministrazione, l’individuo e la collettività. Bisogna colmare i vuoti che la Camera ha lasciato sulla riforma del terzo settore, riportare in capo al Comune i servizi alle persona, ridefinire le responsabilità dell’azienda sanitaria e diversificare le prestazioni assistenziali in relazione al reddito». La sensazione, per Santoro, «è quella di avere tanti interlocutori che alla fine dovrebbero fare la stessa cosa, con conseguente dispendio di risorse ed energie. Per questo, sul sociale, occorre una cabina di regia che funga da capo fila e che abbia il coraggio di andare oltre l’assistenzialismo. L’assistenzialismo è fondamentale in determinati casi, in altri è la rete dove ci siamo intrappolati». Per Mirella Rossi, presidente di Auser, la prima richiesta è quella di garantire un servizio di accompagnamento, soprattutto per gli anziani. «Siamo un'associazione pluralista e vorremmo che il volontariato diventasse realmente un pilastro del welfare e non un sostitutivo del lavoro, cosa sempre più difficile alla luce delle criticità in cui versano le Amministrazioni. Devo dire che la Giunta precedente ha fatto un buon lavoro e che il nostro mondo è stato sempre valorizzato. Quello, però, che chiediamo, è di mettere a punto un nuovo piano di azione condiviso. Una voce importante del nostro bilancio, che verrà presentato il 24 maggio, è quella relativa agli accompagnamenti di persone anziane, sempre più numerose. Il pubblico potrebbe fare molto in questo senso. Inoltre, per ottenere risultati efficaci, si dovrebbe incentivare una collaborazione più robusta tra le associazioni». Anche Ida Tarroni, presidente dell'associazione volontari diritti del malato, sottolinea l'importanza di organizzare un efficace sistema di trasporto per anziani e disabili. Attiva dai primi anni Duemila, negli ultimi tempi l'associazione che presiede riceve diverse segnalazioni da parte di chi, in ambito di Area Vasta, deve trasferirsi da un ospedale all'altro. «Quando abbiamo aperto lo sportello in ospedale, oltre dieci anni fa, venivano molte più persone che oggi si fanno sentire su altri canali. Nel nostro settore si potrebbe cercare di dare più assistenza soprattutto ai disabili: il volontariato fa molto, ma questo non è sufficiente. Ci sono anziani che spendono anche 100 euro in trasporti per andare all'ospedale di Faenza. Le richieste sono sempre di più, i volontari sempre meno. Tocca al pubblico farsi carico di questo aspetto». Paolo Belletti racconta invece la propria esperienza in qualità di presidente del Villaggio del Fanciullo: «Ci muoviamo tra sociale e sanitario non tanto come volontari, ma come operatori; ci aspettiamo che la politica dia al tema del welfare una grande attenzione, necessità imprescindibile per governare un territorio in modo equilibrato. Da un lato diminuiscono le risorse, dall'altro aumentano i bisogni. La vera risorsa del welfare è la sussidiarietà, il pubblico deve prima assumersi la responsabilità delle strategie, poi si deve avvalere di associazioni e volontari; deve avere la voglia e il coraggio di tenere alto il coinvolgimento attraverso la logica della sussidiarietà, dai minori agli anziani. A Ravenna, dopo la crisi del Consorzio per i Servizi sociali, serve un maggiore ruolo di coordinamento da parte del Comune e una minore delega alle strutture operative. La politica deve essere quella che fa le scelte, ma non il campo in cui si fanno le cose». Alessandra Bagnara, presidente di Linea Rosa, chiede pubblicamente ai candidati di andare a far visita all'associazione «perchè siano loro a valutare quello di cui c'è bisogno. Se il mio consiglio dovesse fare un elenco di quello che serve, verrebbe fuori una lista troppo lunga, non si finirebbe più. Sarebbe riduttivo parlare di una cosa piuttosto che di un'altra, quindi invitiamo chi non l'ha già fatto ad un confronto diretto». Ha invece scelto con chi schierarsi Livia Santini, ideatrice di «Rianimazione letteraria», un progetto che si svolge in ospedale e che, per tutto l'inverno, ha visto alternarsi in corsia scrittori, cantanti e artisti. «Negli anni '90 - racconta l'insegnante - ho seguito un corso specifico per assistere i malati terminali giovani presso lo Ior. Dal 2008 sono volontaria su Ravenna per l'associazione 'Piccoli grandi Cuori' che opera all'interno del reparto di Cardiochirurgia pediatrica del Sant'Orsola. L'estate scorsa con un gruppo di amici ci siamo inventati le 'Invasioni poetiche' e siamo approdati in ospedale. Da qui sono arrivata a dare il mio contributo a 'Ravviva Ravenna', un gruppo di giovani motivati, seri e orientati verso gli altri». E nel giro di poco il contributo si è trasformato in candidatura. «La solidarietà, per noi della Lista, passa trasversalmente attraverso cultura, sport, università e l'essere cittadini che si curano del benessere della propria città, pensandola come un luogo rispondente ai bisogni e ai desideri di tutti. Ci siamo concentrati sui bambini, il verde pubblico, lo sport e l'università, perchè la crescita umana, emotiva e personale fanno parte di un percorso imprescindibile che riguarda tutti».