Sicuramente non è molto normale fare cinquantacinque ore di pullman in tre giorni da Bologna a Leicester, attraversando Italia, Svizzera, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio e Inghilterra per festeggiare il titolo del Leicester. Però lo abbiamo fatto. Siamo partiti in sei (Francesco Gallegati, Roberto Maiorana, Thomas Berardi, Alberto Marescotti, Matteo Celotti e Andrea Voria), armati di panini, striscioni, bombolette e trombette. Il treno delle 8,38 di venerdì 6 maggio ci ha portato da Faenza a Bologna e regalato la prima sorpresa del viaggio: c’era un altro faentino in partenza, Alessandro Berti. A Bologna, altri trentasei matti, tra cui due di Ravenna, ci attendevano. La prima tappa sulla strada per Leicester è lo stadio San Siro di Milano, dove ad attenderci c’erano gli admin della pagina Facebook «Calciatori brutti», promotori del viaggio, in compagnia delle prime televisioni pronte a seguire passo dopo passo l’esodo italiano. Qui per la prima volta sfoggiamo lo striscione «Tutti al Mahrez». Sky ci chiede subito un’intervista, la Gazzetta riprende la folla festante del nostro pullman: cinquanta ragazzi e una ragazza che intonano cori per Ranieri e il Leicester. Riceviamo magliette celebrative e gadget e partiamo verso le East Midlands, in un viaggio che passa in maniera relativamente veloce, tanta era l’attesa per celebrare questo piccolo miracolo sportivo. Si arriva a Leicester alle 12.30 del giorno dopo, ma nessuno è stanco nonostante le venticinque ore di viaggio. La città è completamente blu. Le strade pullulano di gente con le maglie di Vardy, Mahrez e Kanté, ovunque vi sono bancarelle che vendono sciarpe e bandiere, nei viali gigantografie dei ventidue eroi delle Foxes. Arriviamo a Victoria Park, il luogo del ritrovo di tutti gli italiani e incontriamo Davide Solaroli e Alessandro Albonetti, un faentino e un marradese giunti a Leicester partendo da Milano. Comincia la vera festa e «Tutti al Mahrez» e «Ranieri, Ranoggi, Radovanovic» diventano in un attimo gli striscioni più fotografati. Alle 15.30, parte il corteo italiano per le strade della città: traffico in tilt, polizia che ci scorta verso lo stadio, inglesi che si uniscono ai nostri cori e ci insegnano i loro. Un’emozione unica. La pioggia però decide di fare da guastafeste proprio in prossimità del King Power Stadium: venti minuti di acqua scrosciante sparpagliano tutto il nostro gruppo e siamo costretti, così, a rifugiarci in un pub nella zona. Al quinto tentativo, riusciamo a trovarne uno ancora non pieno. Vardy, King e ancora Vardy fanno esplodere il locale: la gente piange di felicità, alcuni si commuovono e si abbracciano quando capitan Morgan alza la coppa. Si esce per le strade e sotto alla Clock Tower partono i festeggiamenti. Italiani e inglesi uniti sotto il segno di un’unica bandiera, di un’unica squadra, di un unico allenatore. Sono le 20, in un attimo si fanno le 3 di notte ed è ora di tornare a casa. Non ho idea di quante foto abbiamo fatto, non abbiamo più voce e solo voglia di dormire. Arriviamo a Faenza dopo trentuno ore di viaggio per colpa di un imprevisto sul traghetto. Le nostre foto campeggiano sui quotidiani principali di Italia e Inghilterra, «Tutti al Mahrez» è in ogni angolo del web. Altro non abbiamo da dire se non grazie. Grazie Leicester, grazie Claudio. Ci avete fatto davvero sognare. E viaggiare…
Andrea Voria