Alle cantine di Palazzo Rava per «Rigenerazione urbana» l'archistar Andrea Maffei parla di endless tower

Ravenna | 11 Maggio 2016 Cultura
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Appuntamento imperdibile quello di giovedì 12 (ore 18) alle cantine di Palazzo Rava a Ravenna per la rassegna «Rigenerazione umana: pensiero dispositivo di energia», a cura di Chub cantine hub, dispositivo di reti culturali. L’Aria è elemento su cui si confronteranno l’architetto Andrea Maffei che parlerà di «Trasparenze aeree. Il concetto di una endless tower verso l’infinito», mentre Teodoro Georgiadis affronterà «Quando l’atmosfera incontra il suolo». L’incontro sarà introdotto dal pianista Matteo Ramon Arevalos con Six Encores for piano di Luciano Berio. Media partner il settimanale SettesereQui.

Maffei è considerato uno degli architetti italiani più interessanti del panorama internazionale: ha cominciato collaborando con l’archistar Arata Isozaki.
A Milano ha fondato lo studio Andrea Maffei Architects, che segue i progetti dei quali è coautore insieme a Isozaki. Tra i progetti che ha curato la nuova stazione di Bologna (2008), il palahockey di Torino (2006) per le Olimpiadi invernali, l’ingresso del museo degli Uffi zi (2007), la biblioteca di Maranello (2009). E’ attualmente impegnato come progettista e fi rmatario del progetto Citylife a Milano per la realizzazione di un grande complesso direzionale e residenziale nell’area ex Fiera.

Per la stazione di Bologna ha preferito non optare per i due grattacieli previsti ma ha scelto l'orizzontalità. Per City life invece ha puntato sul grattacielo endless tower. Il futuro è nell'aria?

Il futuro è nell’architettura. L’uomo costruisce il suo futuro e ciò avviene attraverso gli edifici in cui vuole vivere, lavorare e divertirsi. Non credo che ci sia un'unica direzione di ricerca: sarebbe troppo riduttivo. Il futuro si crea di volta in volta nei vari casi in cui ci troviamo a seconda che sia in una grande città o in mezzo alla natura. Le risposte sono sempre diverse di volta in volta per dare un’interpretazione di cosa vogliamo nelle varie situazioni.

Che cosa ha portato nella sua formazione l'incontro con l'architetto Isozaki?
Io ho lavorato a Tokyo per sette anni come suo Associato. Appena laureato volevo fare delle esperienze all’estero e il Giappone era molto interessante. Mentre da noi in Italia le trasformazioni sono lunghe e complesse, a Tokyo tutto cambia e si costruisce molto velocemente. Isozaki è un architetto molto illuminato e con una profonda ricerca architettonica. Con lui ho imparato che l’architettura non deve essere solo una forma o uno stile da applicare ovunque, ma deve essere il modo per raccontare delle idee che cambiano ogni volta a seconda delle situazioni in cui ci troviamo a costruire. Una continua ricerca e non solo una scelta stilistica.

Su quali scelte architettoniche pensa che si debba basare una città del futuro?
Credo che le città abbiano capito che devono conservare una qualità del vivere con un giusto equilibrio di volumi edificati e di spazi verdi. In questi anni il tema del “green” si è molto sviluppato e sta condizionando molte scelte: dall’ambito urbanistico, fino all’architettura degli edifici, alla scelta dei materiali naturali e ecocompatibili. Basti vedere come la classa A+ sia ormai un elemento fondamentale per poter vendere delle nuove case anche per i piccoli investitori. Il mercato immobiliare ha recepito queste nuove esigenze, le ha fatte proprie e le tematiche “green” sono ormai un elemento fondamentale nei nuovi edifici. Quindi le città del futuro saranno sempre più incentrate a tematiche ambientali.

L'elemento delle città del futuro sarà terra, aria o acqua?
Saranno tutti e tre gli elementi insieme. Non possiamo immaginare un’unica direzione di sviluppo. La terra si tradurrà in parchi urbani e spazi ecocompatibili. L’acqua accompagnerà gli sviluppi ambientali. Oppure la terra si tradurrà nel trasporto interrato che si sta sviluppando in varie città italiane con nuove linee della metropolitana. L’aria si traduce in edifici più aperti all’ambiente intorno. Oppure nello sviluppo in verticale nelle grandi città come Milano, proprio per lasciare libere vaste aree che possano diventare parchi e spazi pubblici.

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