Volley, una volta c’era la Teodora, oggi Conegliano: fenomenologia di due corazzate imbattibili

Romagna | 17 Maggio 2021 Sport
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Marco Ortolani
La gloria sportiva del Conegliano-pigliatutto guarda con rispetto a quella ormai antica dell’Olimpia Teodora, dominatrice negli Anni Ottanta e iniziatrice di un’evoluzione del gioco in senso professionistico e spettacolarizzato. A parlarcene, con tutti i titoli per farlo, è Consuelo Mangifesta, a suo tempo rivale indomabile delle Imperatrici e oggi elegante voce tecnica di punta del volley femminile in televisione: «Sono cambiati i tempi, ma vedo tante analogie - commenta Consuelo - si tratta di due squadre dominanti. In Italia il margine di vantaggio è molto ampio oggi come allora: Ravenna doveva vedersela con Bari, Reggio o Modena che talvolta l’hanno un po’ impensierita, prima che arrivassimo noi di Matera a interrompere quell’eccezionale dominio. Novara, quest’anno, è riuscita, giocando due super partite, ad avvicinarsi a Conegliano, che però ha una forza societaria e di squadra nettamente superiore. Anche all’estero le avversarie sono poche: all’epoca la Teodora poteva comodamente arrivare alla Final Four e lì temere solo la squadra russa, oggi le avversarie più forti di Conegliano sono le turche, specialmente la squadra di Guidetti, finalista in Champions, che ha assorbito molta mentalità italiana. Per il resto, con Egonu in campo, l’Imoco può passeggiare». Mangifesta prende fiato e ricomincia: «La struttura della squadra, invece, è diversa: Conegliano ha una schiacciatrice di altra categoria, la più forte del mondo insieme alla serba Boskovic e il gioco passa molto da lei, mentre la Teodora aveva tante attaccanti di valore e un gioco variato. Ad essere orientate su una sola attaccante furono soprattutto le sue avversarie: Modena e Reggio con la Weishoff e poi noi con Keba Phipps, che poteva andare a Ravenna, e il vostro dominio sarebbe durato ancora chissà quanto, e invece scelse Matera per il gusto di sfidare e battere le più forti». 
Si diceva di una sua forte rivalità con Ravenna… «Sì, mi arrabbiavo quando Sergio Guerra non mi convocava in Nazionale e si appoggiava solo sul suo blocco di Ravenna. Poi, alla fine, si decise. Andai al raduno e lo vidi a bordo di una delle sue automobili sportive. Gli chiesi di guidarla e lui mi lanciò le chiavi… non ero neanche ventenne!  Fu fiducia e amore immediato e per sempre! Facemmo gli Europei del 1990 a Roma e i tifosi di Ravenna mi dedicarono un coro, dopo tanta ostilità».
La sfida tra la gloriosa Teodora e l’emergente Conegliano si gioca anche sui numeri. Ravenna apre un sacco pieno di 11 scudetti, 6 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni e 1 Mondiale per Club, oltre alla colonizzazione completa delle maglie azzurre. Conegliano risponde con 4 titoli (ma potevano essere 5 se il Covid non avesse fermato la marcia dello scorso anno), 1 Coppa dei campioni, 3 coppe Italia. In Nazionale manderà a Tokyo wonder-Egonu (che esordì in Nazionale a Ravenna nel 2015 contro la Cina), Sylla, Folie, Gennari e Di Gennaro. La Teodora conquistò 72 vittorie di campionato consecutive (due anni e mezzo senza macchia). Conegliano è a 41 (serie aperta nel dicembre 2019) che diventano 64 con le coppe. Nettamente superiore la «territorialità» di Ravenna: presidentessa, allenatori, staff, sponsor e la maggioranza delle atlete erano della città o dei dintorni e il vivaio promuoveva continuamente atlete. Nell’Imoco l’unica veneta è Egonu (di Padova), per il resto trionfano le scelte di mercato; il sostegno viene da un pool di aziende di un territorio provinciale molto unito intorno alle campionesse, mentre la Teodora fu un fenomeno solo cittadino (i trasferimenti a Cesena e Forlì erano visti con freddezza dagli sportivi locali).
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