Volley Superlega, la Consar non ha alternative nella tana del fanalino: serve una vittoria per credere ancora nella salvezza

Marco Ortolani
La Consar ha disimparato a vincere. L’ultimo «hurrà» risale all’11 ottobre. In due mesi di sconfitte sono giunti frequenti «premi di consolazione» come i quinti set persi (ben quattro su quattro) che contribuiscono per oltre la metà alla asfittica classifica dei ravennati. E soprattutto erano giunti spesso gli applausi: partite sfrontate contro le big, un successo contro Vibo ormai scritto (24-20) e buttato alle ortiche, che si sarebbe ben rivalutato considerando il grande campionato di Saitta e compagni. Ultimamente le cose vanno peggio: Verona è passata al De Andrè con troppa facilità e l’abituale inerzia iniziale, già esibita a Piacenza, è durata un solo set. A Modena, poi, è finita subito, addirittura sul 5-5 del primo set. Un affondo verticale che ha fatto infuriare Bonitta. Nessun segno di riscossa, nessuno spirito garibaldino, nessun altro momento di equilibrio del punteggio, nessun contributo dalla panchina, nessuno sprazzo del combattente Recine, apparso appannato dalle vicende «virali» che lo hanno fermato a due riprese. Con questa situazione inquieta, la Consar si appresta a giocare le due partite decisive per il proprio campionato: giovedì 17, a giornale chiuso, i ravennati hanno fatto visita al Padova (recupero della decima di andata) e domenica saranno a Cisterna, per cercare di corroborare la casella-vittorie, ferma a quota uno, proprio grazie al bel 3-0 rifilato due mesi fa ai pontini. La classifica, del resto, offre pochi appigli: vincendo a Ravenna il Verona di Stoichev sembra aver ipotecato la salvezza (6 punti di vantaggio sulla Consar) che diventa una lotta a tre Ravenna-Padova-Cisterna, per due posti, con evidente ruolo decisivo degli scontri diretti. Il tutto in attesa che se ne vadano i nuvoloni neri della crisi sanitaria e del dissesto economico delle società. La Superlega 2021/2022 potrebbe essere riservata alle sole società in grado di poterla affrontare economicamente, a prescindere dal titolo sportivo. Inquietudini anche per un rapporto fra squadra e città che si dimostra ancorato ai cliché della presenza e della vicinanza fisica. Piacciono poco, in città, le modalità virtuali, social e televisive di seguire la squadra nonostante il lavoro societario sulla comunicazione potenziato rispetto agli anni scorsi. Salterà anche la cena di Natale, tradizionale e prezioso momento di saldatura fra i campioni del volley e il loro pubblico. Quando giungerà il momento del ri-abbraccio fra squadra, pubblico e città ci sarà il rischio che i ravennati abbiano tolto il volley dall’agenda delle proprie abitudini settimanali? Che gli imprenditori abbiano altri piani per i loro investimenti? Brrrr… troppo freddo per pensarci e poco scaldano gli auguri col gomitino. Meglio accendersi con una bella salvezza sul campo.