Volley, rosa non all’altezza e «l’azzardo» Superlega: viaggio nella crisi irreversibile della Consar

Romagna | 27 Dicembre 2021 Sport
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Marco Ortolani
Zero vittorie. Il bilancio della Consar, se non ci saranno fuochi d’artificio natalizi, sarà malinconico. Con la bella squadra della scorsa stagione totalmente smantellata e un mercato iniziato quando tutti gli altri lo avevano terminato, non si può parlare di evento inaspettato. Al netto della motivazione, dell’impegno e delle conoscenze messi in campo da due «duri di palestra» come Zanini e Giombini, la squadra era quasi tutta digiuna di Superlega, nessuno è stato «miracolato» sulla via di Ravenna, trasformandosi da comprimario oscuro in stella come talvolta accaduto gli anni scorsi (un nome per tutti Buchegger, arrivato da illustre sconosciuto e poi esploso sotto il cupolone bianco del Pala De Andrè). Il brutto infortunio a Peslac ha completato il quadro. Un campionato iper-competitivo come quello italiano ha dato poco scampo e Ravenna è diventata terra di conquista per tutti. 

LA SCELTA SBAGLIATA
La modifica della ragione sociale della vecchia società indebitata e la fusione programmatica con la società femminile hanno dato risultati di campo modesti e sembrano un artificio per presentare in veste nuova protagonisti e risorse che sono sempre quelle di prima, ad eccezione dell’ex presidente Casadio, ritiratosi in gran silenzio dopo 13 anni di generosa conduzione del vapore. Con il senno di poi si poteva pensare di fare direttamente la A2, dai costi non dissimili, ma con la possibilità di fare un campionato di testa, anticipando di un anno un processo di rilancio e facendo ingresso nel nuovo palasport (soprattutto in caso di promozione immediata) sulle ali dell’entusiasmo e non sulle ceneri di una retrocessione ormai quasi inevitabile, che porta sempre con sé tensioni e rancori.

I GIOCATORI
Fra i singoli l’olandese Klapwijk si è confermato il buon elemento che ricordavamo dall’anno con Bonitta (2013/2014 prima di varie stagioni in campionati esotici). Il suo contributo su palla alta è stato onesto, anche se non sufficiente, da solo, a rovesciare le partite. Il libero Goi è tornato a presidiare la seconda linea da motivato capitano, ma il gruppo è totalmente nuovo e fortificarlo in mezzo alle raffiche dei risultati negativi è impresa ardua. I centrali italiani hanno patito il salto di categoria, gli stranieri hanno dato i valori che ci si attendeva. Resta la speranza nei giovani, soprattutto Orioli (già lanciato nella trasferta a Cisterna) e Bovolenta (per ora preservato dall’esperienza eccitante, ma stressante, della prima squadra). La A2 2021/2022 dovrebbe partire da loro.

IL CONTORNO
E poi c’è il Covid. Oltre ai disastri che la vicenda ha creato anche alla nostra pallavolo, va detto che il recupero delle condizioni che determinavano il successo sociale e aggregativo di questo sport è una priorità che può condizionare la sopravvivenza stessa del fenomeno. Le norme attualmente in vigore lasciano a casa il 10% delle potenziali presenze al palasport (non in possesso dei requisiti sanitari per entrare), depotenziano i momenti aggregativi (anche quest’anno niente festa di Natale) e falciano di una pari quota l’attività di base (serbatoio di futuri campioni, ma anche di pubblico e interesse per la prima squadra). L’ambiente mascherato e iper certificato (certo, non solo a Ravenna) nel mix con i risultati negativi determina una disaffezione che sarà durissimo recuperare, dovendola contendere con altre modalità di occupazione del tempo libero (prevalentemente casalinghe, cybernetiche e non affollate, in ossequio alle raccomandazioni sanitarie) che rischiano di soppiantare per sempre il volley nella scelta domenicale di molti cittadini, privati del festoso clima di incontro e libertà che solitamente si respirava nei palasport.
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