Volley, Renan non passa, De Andrè in festa: «Il Messaggero è campione d’Italia!». Lo scudetto compie 30 anni

Marco Ortolani
Trent’anni, tondi. Lo scudetto più bello di sempre festeggia un traguardo speciale martedì 25 maggio. Trent’anni fa, nell’anno di grazia 1991, il Messaggero si laureò campione d’Italia facendo impazzire una città intera e non solo.
LA TELEFONATA
La favola del Messaggero comincia nella primavera del 1990 al telefono: «Brusi? Sono Carlo Sama. Il nostro Gruppo è interessato a un potenziamento dell’immagine attraverso lo sport». Giù un whisky doppio e comincia il faccia a faccia che trasformerà il volley. Brusi sa che può mettere le mani sull’ingrediente mancante per il suo progetto di vittoria in campo maschile (in quello femminile il dominio era in cassaforte da tempo), ma insiste per mantenere l’identità locale del progetto. «Prenda i giocatori migliori!», comanda Sama. E Brusi obbedisce «a modo suo».
MADE IN RAVENNA
Spedisce negli Usa il «delfino» Bottaro per la firma dei fuoriclasse californiani Karch Kiraly e Steve Timmons e pesca dalla Nazionale di Velasco (che sta per vincere il suo primo Mondiale) la coppia di centrali Gardini-Masciarelli, poi ricicla il maestoso Fabio Vullo a caccia di rivincite. E se Velasco, pur lusingato, rifiuta per rimanere in azzurro, Peppone decide di giocarsela con i «suoi»: Daniele Ricci in panchina e Stefano Margutti nel sestetto sono scommesse audaci su uomini che ancora non hanno vinto niente. Il napoletano Errichiello capeggia la panchina «made in Ra» con Venturi, Pascucci, Mambelli, Fangareggi e l’acquisito Bovolenta, mentre il vivaio sarà affidato al maestro polacco Skiba e tutto lo staff sarà ravennate. In campo femminile la vicenda è più semplice: il dominio è già stabilizzato da anni. Non servono super-investimenti. Anzi, la voglia di grandezza del Gruppo è smodata rispetto alle ricette vincenti di Guerra e Garavini e porterà all’undicesimo (e ultimo) scudetto, ma anche a varie frizioni.
Fra Ravenna e il volley il matrimonio è di lunga data, ma in quell’annata vive un rilancio di passione: non più il glorioso e angusto Palasport Coni, ma il nuovo e scintillante De André. Davanti a tribune quasi sempre gremite (e ad una presenza di tifosi robusta e costante a tutte le trasferte) il Messaggero vince 25 partite consecutive di campionato (record tuttora imbattuto); cede alla Mediolanum di Berlusconi nell’ultima di regular season, ininfluente ma incandescente. Una sgarberia di Zorzi a Timmons gli costa decine di minuti di dura contestazione. Il messaggio è chiaro: «I nostri campioni non si toccano!».
LA GRANDE IMPRESA
Il Messaggero vince una semifinale da sogno contro la Sisley Treviso di Montali, Bernardi e Cantagalli. In finale (prevendite assalite da serpentoni di gente in coda) la detentrice Maxicono Parma è irriducibile: Carlao, Bracci, Gravina, Stork… ma Margutti sorveglia a muro l’ultimo attacco di Renan. E’ scudetto! Chi vi scrive ricaccia a forza il cuore dentro la gabbia delle costole e si unisce alla festa di Piazza del Popolo, con tutta Ravenna che balla sopra uno striscione giallorosso e il tifoso Vittore che tenta di «sciarpare» le statue di San Vitale e Sant’Apollinare. Per la leggenda si potrebbe anche dire che ci riuscì.
Anche il 1992 sarà glorioso (Coppa dei Campioni e Mondiale per Club sia al maschile che al femminile) e anche il 1993 (altra Champions per il Messaggero), mentre la Coppa del 1994, a Bruxelles fu il primo atto vincente di una nuova fase ridimensionata. Davvero formidabili, quegli anni.