Volley, Ravenna ha salutato Alfa Garavini, la fondatrice dell’imbattibile Teodora
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Marco Ortolani
La creatura di Alfa Casali Garavini si chiama Olimpia e nasce a metà degli anni Sessanta, periodo di visioni ardite anche per la nostra città, che titani come Enrico Mattei e Serafino Ferruzzi stanno portando via dall’anonimato semi-contadino verso uno sviluppo industriale e imprenditoriale. La visione di Alfa non è meno ardita: tenere insieme nel doposcuola le studentesse delle classi a cui insegna educazione fisica, andarne a cercare altre in città, selezionare allenatori, medici, collaboratori, volontari in gamba, costruire una struttura societaria, cercare i soldi, alimentare un vivaio per assicurarsi un ricambio generazionale… Partire da un quartiere della periferica Ravenna per arrivare dove? In serie A? Fatto! Agli scudetti? Fatto! Alla Nazionale? Fatto! Alle più grandi competizioni mondiali? Fatto! All’attenzione di giornali e televisioni? Fatto! Al cuore dei ravennati? Fatto! La storia delle Imperatrici (nel 1982 al nome Olimpia si associò per sempre il marchio Teodora) è nella memoria di chi la visse da vicino e di quanti altri la seguirono con distacco, felici però, di dire ancora adesso: «Io sono amico della tal giocatrice, io conosco la sua famiglia, io ero al palasport quel famoso giorno…». Alfa è stata anche bandiera di un orgoglio femminile che dovette farsi strada in un mondo monopolizzato dagli uomini. Erano uomini i presidenti delle altre squadre, i dirigenti della Federazione, gli arbitri, gli allenatori… Alfa non ha mai arretrato di un centimetro, con piglio da eterna professoressa, gentile, ma dalla sgridata facile. Se ne è andata a 97 anni. Nella semplice cerimonia di commiato c’erano molte delle sue ragazze: «Era severa, ma ci voleva bene e noi ne volevamo a lei». La sua proverbiale memoria ha conservato nomi e volti di ciascuna di loro fino all’ultimo. Delle campionesse, ma anche di quelle che ci hanno provato senza fortuna. La sua casa è una miniera di scatoloni pieni di articoli, foto, targhe, premi e ricordi. Può essere la base ideale per quel museo permanente del volley tante volte ipotizzato che forse è il momento di far diventare realtà. L’intitolazione alla compianta prof sarà d’obbligo.