Volley, la Consar Ravenna sogna la promozione, l'analisi di Corvetta: «La squadra gioca bene, possono fare come noi nel 2011»

Marco Ortolani
«Un giudizio sulla Consar? Molto volentieri, perché sono un loro ammiratore e anche un loro tifoso. E quando ho tempo vengo sempre volentieri a vederli al Pala De Andrè». Il tempo libero è merce rara a casa di Antonio Corvetta che, insieme a mamma Serena Ubertini, ex Teodora, è diventato padre per la terza volta poche settimane fa, con gli auguri di tutto il mondo del volley. «Ma facciamo valere l’esperienza che abbiamo fatto con i primi due figli e, in qualche modo, ci siamo organizzati - commenta il «Corvo», oggi apprezzato fisioterapista, che poi passa a parlare di volley -. Mi sembra che a Ravenna ci sia una grande squadra che gioca già una buonissima pallavolo. Mi piace molto soprattutto l’opposto Guzzo, un po’ macchinoso, ma con una mano molto pesante. E una squadra così giovane ha margini molto ampi, anche in tempi brevi. Pensate a uno come Zlatanov che ha solo 16 anni, non può che migliorare praticamente di giorno in giorno».
Poi Corvetta prende fiato ed entra ancora più nel dettaglio della sua analisi, spostando il mirino sulla squadra e su ciò che cattura l’occhio da fuori: «Il fondamentale che mi ha più impressionato della Consar - sottolinea l’ex alzatore giallorosso - è la battuta. Rispetto a quando vincemmo il campionato di A2, quasi 15 anni fa, si batte, in generale, molto più forte e mi sembra che proprio a Ravenna ci siano molti degli interpreti migliori di questo colpo». L’ex regista di Ravenna spende due parole anche per il tecnico, quel Valentini che sta lavorando benissimo e che prenderà sempre più poteri in vista delle prossime stagioni: «Devo anche sottolineare il ruolo dell’allenatore Valentini, che conobbi tanti anni fa quando giocavo a Vibo e lui, giovanissimo, faceva lo scout-man. Aveva già dimostrato una predisposizione ad occuparsi di pallavolo a questo livello».
Corvetta fa parte di quella squadra, a fortissima trazione ravennate, che vinse il campionato di A2 del 2011, guidata in panchina da due ex campioni come Antonio Babini e Stefano Pascucci, un’impresa che ispirò allo stesso Babini una specie di instant book che raccontava le varie fasi di quella stagione, ancora oggi indimenticabile e piena di splendidi ricordi. Vi sentite ancora fra di voi? «Sì - conferma Corvetta - siamo in tanti di Ravenna e quindi è facile incrociarsi in giro. Ma anche un piemontese come Stefano Moro (il braccio armato di quella squadra, ndr) viene spesso a trovarci, specialmente d’estate. Quel campionato ci ha uniti molto». Vinceste il campionato giocando al Costa, mentre oggi la squadra di Valentini gioca al Pala de Andrè: ripensandoci, per lei fu un vantaggio giocare al Costa? «Non vale la pena chiederselo. Diceva Babini che è inutile discutere delle cose che non si possono cambiare. La pallavolo ha riconquistato il Pala de Andrè e c’è pubblico a sufficienza per fare una buona cornice alle partite. Va benissimo così». «A volte, quando mi sento con il Bab e con i ragazzi - conclude Corvetta - dico che forse, per Ravenna, è giunto il momento di applaudire un altro gruppo di ragazzi capaci di fare l’impresa di vincere questo campionato. Io penso proprio che ce la possano fare e glielo auguro».