Volley, l'azzurro Ricci da Cotignola al tetto d’Europa: «Non vedo l’ora di festeggiare a casa»
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Marco Ortolani
Tarda serata di domenica 19 settembre 2021: le bacheche social degli appassionati di pallavolo di tutta la Penisola si colorano di azzurro. La coda della cometa di un’interminabile estate italiana di trionfi si posa sul palasport di Katowice, nel cuore della Polonia, e trova i ragazzi di De Giorgi ebbri di felicità per un risultato smisurato e inaspettato, giunto dopo una finale romanzesca, con un’alternanza di protagonisti attesi e di scoppiettanti rivelazioni, contro un indomabile squadrone sloveno che non ha mollato mai di un centimetro. Una Nazionale da sballo, di ragazzi a cui sarà impossibile non voler bene per le tante soddisfazioni che ancora ci potranno dare e anche per pulizia di visi e di comportamenti. Nel mucchio finale degli abbracci Ravenna ritrova tanti dei suoi recenti eroi in maglia Consar. E in particolare il romagnolo doc Fabio Ricci, da Cotignola, entrato nel quarto set per «fare a botte» con i centrali sloveni che i pur ottimi Anzani e Galassi faticavano a leggere. «E’ stato bellissimo - dice Fabio con la sobria semplicità che lo contraddistingue, una vittoria straordinaria della nostra squadra e del nostro gruppo». E Ricci non si scompone neanche quando gli diciamo che tutta l’Italia e tutta la Romagna hanno sobbalzato sui divani per quella rimonta propiziata anche dall’ingresso del cotignolese e della rivelazione Romanò, zero presenze in Superlega. Ricci glissa su se stesso ed ha parole solo per il compagno esordiente: «Yuri viene dalla A2, ma quando si è unito al gruppo abbiamo capito che i suoi valori erano importanti. Magari non lo pensavamo in grado di fare quello che ha fatto in finale, ma che era forte lo sapevamo».
Ravenna presente, dicevamo: «Sì, ormai sono tanti i giocatori passati da Ravenna. Io, Pinali, Cortesia, Recine, Lavia e il preparatore della Slovenia Ade ci siamo fatti una foto di gruppo e l’abbiamo mandata a Bonitta. E’ ben nota a tutti l’opportunità di crescita che c’è nella squadra di Ravenna». Com’è stato giocare con il pubblico? «Bellissimo. Non solo per l’ambiente che si crea in campo, ma anche per il senso di superamento dell’emergenza che abbiamo vissuto durante questa esperienza».
Nel racconto della festa post-vittoria troviamo toni già noti dopo il trionfo delle ragazze a Belgrado: «Siamo rientrati in albergo, abbiamo cenato e ci è stato concesso qualcosa per i brindisi, ma nessuno ha esagerato. Direi che Anzani è stato il più vivace nei festeggiamenti. E abbiamo preso in mezzo anche De Giorgi, che non si è negato agli scherzi. Ma alle 4 del mattino avevamo il pullman e poi l’aereo per Bergamo, c’erano le valigie da fare. Avremmo voluto molto più tempo per stare insieme e condividere ancora quelle emozioni. Sono arrivato in macchina a Cotignola il lunedì pomeriggio - prosegue Ricci - e ho avuto qualche ora per dormire e per la salutare la famiglia. Già il martedì ero a Perugia e il mercoledì avevo il primo allenamento con il club. Non c’è stato tempo per il saluto dei miei compaesani che so essermi vicini, anche con le autorità. Ma ogni volta che torno sono sempre disponibile per incontrare tutti, anche nelle scuole. Non mancherà occasione». Sullo spazio social del collega Enrico Spada non è mancato, infine, l’omaggio al suo primo allenatore, il grande Roberto Lobietti, i cui insegnamenti hanno accompagnato Fabio anche in questa gloria europea.