Volley, «Fuori dal corpo» di Manù Benelli, emozioni e pienone per la «prima» a Ravenna
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«Ciascuna delle persone che è in questa sala ha scritto e ha vissuto una piccola parte di questa storia». Manù Benelli lo ripete spesso: non ci sarebbe stata la grande Teodora senza la città di Ravenna, capace di sostenerla al palasport, di ricordarla con il cuore ancora oggi, a trent’anni dalla fine di quell’epopea, ma anche di proteggere con la sua ruvida provincialità la privacy delle atlete, quello spogliatoio blindato, quella famiglia sportiva che la città aveva adottato, ma che sapeva chiudersi a riccio e proteggere i propri segreti, rimanendo imperforabile e vagamente misteriosa. Manù Benelli, oggi 59enne, se ne esce con un’autobiografia fortemente imperniata sulla sua vicenda pallavolistica. Prima da giocatrice leggendaria, palleggiatrice e capitana indiscussa di 11 avventure tricolori consecutive (la prima quando aveva 17 anni) e di una maglia azzurra che, grazie alle alchimie ravennati, apriva la strada ad un futuro di vittorie. Il titolo «Fuori dal Corpo» riecheggia una definizione di Pupo Dall’Olio, altro palleggiatore visionario e vincente, capace di trovare soluzioni di gioco nuove, anomale, non ortodosse. Manù, circondata dalle sue compagne-amiche, ha preso in mano la pallavolo e l’ha portata verso nuovi orizzonti, con quello sfregamento di caratteri aguzzi (l’allenatore Guerra, la presidentessa Garavini) che generava scintille irripetibili, capaci di accendere le rivalità della piccola Ravenna con mondi sportivi ritenuti irraggiungibili, come i club dell’est Europa (prima avvicinati e per due volte battuti in altrettante finali di Coppa dei Campioni), che raccoglievano il meglio di intere nazioni. Alla presentazione non sono mancate tante di quelle compagne di viaggio, mentre la 97enne presidentessa Garavini è stata fermata solo da un’indisposizione dell’ultimo momento. Presenti anche l’ex ciclista Antonella Bellutti, «punta» di un movimento di politica sportiva (è candidata alla presidenza Coni) di cui Manù fa attivamente parte, alternando l’impegno con le ore di palestra, in cui trasmettere alle ragazze della sua Academy quel modo un po’ «fuori» di trasformare le proprie originalità in punti di forza. Più volte piegata dalla commozione Manù ha ammesso: «Se a questo incontro avessi avuto un pallone in mano sarebbe stato tutto più semplice». (ma.or.)