Volley, da Ravenna al tetto del mondo; Bonitta: «Vi racconto i “miei” 4 campioni»

Romagna | 16 Settembre 2022 Sport
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Marco Ortolani
«Rigorosamente a casa e con la massima attenzione». Marco Bonitta è sfuggito alle proposte dei vari «centri d’ascolto» (a proposito: la «culla della pallavolo» non poteva organizzare la visione pubblica di un evento così importante su schermo gigante?) e ha scelto la quiete di casa per godersi la finale Mondiale. «Un grande spettacolo ricco di gesti tecnici di alto livello che ha messo in mostra la grande qualità della nostra Nazionale, soprattutto nei valori mentali. La rimonta subita nel primo set (da 21-17 al 22-25 finale, ndr) avrebbe stroncato chiunque, in quell’ambiente tutto favorevole alla squadra avversaria. Invece la pallavolo è uno sport senza contatto dove, accanto agli ovvi fattori fisici, tecnici e tattici, la tenuta mentale ha un peso decisivo. E i nostri giovani azzurri da quel punto di vista non hanno mai mollato la presa». «Ho ammirato - prosegue Bonitta nel ventennale del «suo» Mondiale, vinto a Berlino con la Nazionale femminile - la straripante leadership del capitano Giannelli, soprattutto per il modo con cui ha rinunciato a cadere nel tranello di sfida agonistica che gli aveva teso un avversario in una situazione concitata; il paragone con Vullo ci può stare, anche se Fabio, a Ravenna, si rapportava ad un gruppo fatto a sua volta di atleti già affermati e dalla personalità enorme, mentre Giannelli ha guidato una squadra che è appena arrivata a questi livelli».
Una parola sui «ravennati» (si è purtroppo costretti a parlare solo di ex). «Daniele Lavia è stato eccezionale e, come all’Europeo dell’anno scorso, ha tenuto le prestazioni migliori per le partite più importanti. In finale ha ricevuto al 47% di perfezione ed è stato top scorer. Meritava di entrare nel sestetto ideale. Ha tratto vantaggio dall’essere un titolare indiscusso. Lui ha bisogno di questo tipo di fiducia. Pensando al passato ci può stare un paragone con Rosalba, calabrese come lui, che negli anni Novanta sapeva avere questa continuità ad alto livello». «Pinali - prosegue Bonitta - si è visto poco in campo, ma è stato chiamato per la battuta in un momento decisivo della finale e ha tirato due botte praticamente decisive, peccato che la seconda sia stata vanificata da un millimetrico fallo di piede. Ma è il segno che era pronto, che non ha tremato». «Per Recine sono convinto che il suo contributo sia stato determinante in tutto quello che in televisione non si è visto: le motivazioni del gruppo, lo spogliatoio, la combattività in allenamento». «Infine sono molto contento per Russo che, dopo Ravenna, era caduto in un tunnel di infortuni anche gravi. Ha meritato la convocazione ed ha avuto spazi nell’unico ruolo, quello di centrale, in cui le gerarchie della nostra Nazionale erano un po’ più aperte». Roberto Pinali, da questa stagione nuovo giocatore della Consar Rcm, si è goduto la gioia con la sorella Greta (pallavolista, gemella di Giulio), l’altro fratello e rispettivi fidanzate e fidanzati. «Giulio è entrato nel finale, nel momento migliore della squadra e ha dato il suo contributo. Appena rientrato negli spogliatoi ci ha subito videochiamato. Era frastornato e felice. Ha avuto parole buone per tutti, dal titolare nel suo ruolo Romanò, a De Giorgi, al gruppo con cui ha legato benissimo».
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