Volley Coppa Italia, lavori in corso per la Consar aspettando la trasferta di Cisterna
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Marco Ortolani
Bisogna cambiare velocemente passo, in casa Consar. Appena duecentoquarantacinque presenze (forse il primo evento post-lockdown in Italia con capienza inferiore a quella massima autorizzata) dopo 192 giorni di digiuno, nella «culla del volley», sono un campanello d’allarme per chi, in questa impresa sportiva, ci mette denaro privato e anche pubblico (si pensi a quel cantiere che, un giorno, diventerà il nuovo Palasport e che dovrà ripagarsi con ben altro tipo di partecipazione popolare). A «remare contro» sono stati la domenica dal clima ancora balneare, il fascino limitato della Coppa Italia e il lugubre impianto di precauzioni anti Covid: obbligo di lavare le mani all’entrata, autocertificazioni, timbro di tracciabilità sul dorso della mano, mascherina anche durante il match, anche se distanziati, raccattapalle con i guanti, poco virile saluto con la manina a distanza fra i giocatori e impossibilità dell’abituale affettuoso contatto fra gli stessi e i tifosi a fine partita. Le società dovranno chiedere perentoriamente di far eliminare in fretta queste manfrine, pena lo svilimento della proposta sportiva e sociale che offrono.
Veniamo al campo. Bonitta lo dice chiaramente: «Le gerarchie di formazione sono poche, il nostro lavoro è appena cominciato». Le certezze sono due: il regolare libero sloveno Jani Kovacic (il vice Giuliani viene utilizzato come giro difensivo da schiacciatore) e il nuovo pennellone bolognese Giulio Pinali, 23 anni, opposto dal braccio pesante, dal sorriso amichevole, dalle parole piene di fiducia e prive di spocchia: «Ho attaccato 51 palloni su 127 di squadra? Non mi lamento di sicuro. Se c’è da attaccare sono qui». Lavori in corso negli altri ruoli. Bonitta è ombroso quando parla di Batak e Grozdanov dai quali si aspetta di più. «Li ho visti un po’ indietro». Erano attesi come titolari e invece sono scalati molto spesso in panca, favorendo gli esordi del 40enne brasiliano Redwitz e dell’italo-nigeriano Arasomwan, con capitan Mengozzi per il momento sempre in campo e non coinvolto nelle rotazioni dei centrali (che, in tre, hanno attaccato solo 14 palloni in due ore e mezza…). In banda Recine ci mette un cuore che sembra erede delle battaglie ravennati dei suoi genitori, mentre il friulano Zonca e il canadese Loeppky si accendono solo a tratti e l’altro canadese, Koppers, vede il campo solo per pochi secondi. Il Padova è parsa squadra più esperta e avanti nell’amalgama. Sarà una rivale diretta per la salvezza. Bruciano, nel risultato finale, due match ball sprecati nel quarto set. Domenica 20 la squadra viaggia fino a Cisterna (obbligo di vittoria per coltivare le residue speranze di passaggio di turno in Coppa Italia) e mercoledì sera chiude la poule ospitando il Piacenza di Andrea Gardini.