Volley, Bonitta racconta l'impresa dei cinque ex ravennati campioni d'Europa: «Lavia Mvp, sorpresa Pinali»

Romagna | 24 Settembre 2021 Sport
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Molti anni fa ebbe successo un’imitazione di Pippo Baudo nella quale il tormentone era «l’ho scoperto io!» per ironizzare sulle sue note capacità di talent scout. Guardando la finale europea di Katovice (con 10mila spettatori senza restrizioni nel Paese meno vaccinato d’Europa con contagi e decessi azzerati da giugno, casomai la cosa interessasse a chi ha decretato di colpire la ripresa dello sport in presenza con limiti pesantissimi) più di qualcuno ha pensato al «Baudo del volley» che ha portato a Ravenna e/o allenato molti dei protagonisti della finale, accompagnando un bel tratto delle loro carriere, ovvero Marco Bonitta: «Ho visto la partita senza il sentimento descritto in quella scenetta - esordisce al telefono dalla Polonia il coach ravennate che il 2 ottobre comincerà la stagione agonistica come allenatore dell’Olsztyn - ma con la vera gioia di poter vedere lo sbocco al massimo livello delle carriere di ragazzi che ho conosciuto da vicino e che ho accompagnato in fasi importanti della loro carriera. Che poi non è nemmeno uno sbocco, ma sembra quasi un punto di partenza, simile a quella nazionale di Velasco che vinse gli Europei del 1989 e poi dominò per 10 anni. Sono tutti giovani, molto affiatati. Per essere all’altezza di questo paragone dovranno ancora vincere molto, ma l’inizio è molto incoraggiante, soprattutto per la solidità nei momenti di difficoltà che, in finale, sono stati vari e pesanti. E’ stata una vittoria del sistema-Italia, perché hanno vinto i nostri giovani contro Nazionali che, in gran numero, si erano affidate a nostri allenatori o a nostri membri di staff e che avevano in squadra un gran numero di atleti che militano nel nostro campionato. Siamo dappertutto, come i turisti giapponesi!» Due parole su ciascuno dei «suoi» ragazzi? «Volentieri. Comincio da Pinali: mi ha obiettivamente sorpreso la crescita fatta nel corso dell’estate, forse per quel brivido in più che può dare la maglia azzurra. Un grande Europeo, il suo. Ha avuto un unico momento di crisi proprio in finale, che ha lasciato strada alla grande prestazione di Romanò che, paradossalmente, era un’alternativa a cui avevo pensato anch’io quando ho composto la rosa della Consar dello scorso campionato. Poi Lavia, a mio avviso Mvp dell’intero torneo almeno a pari merito con Giannelli. Daniele non ha sbagliato una sola partita e penso che abbia tenuto la migliore della sua carriera per la finalissima, ulteriore dimostrazione di un profilo di predestinato che era già evidente prima che venisse da noi, ma che, soprattutto nel secondo anno a Ravenna, si è rafforzato. Fabio Ricci è subentrato in finale da protagonista. Nella prima azione ha fatto subito un muro vincente. Anche nella sua esultanza trattenuta ci ho visto la vera gioia, come quella del bambino che trova la frutta nel campo. Recine e Cortesia hanno avuto poco spazio. Per loro il traguardo era essere compresi in questo gruppo di 14 che potrà fare ancora grandi cose. Li ho visti sostenere i compagni in modo totale, senza quel velo di comprensibile invidia che può provare la riserva per i titolari. Decisivi per il gruppo».
E non dimentichiamo chi c’era al di là della rete, con la maglia della Slovenia… «C’erano due grandi giocatori, due campioni affermati al massimo livello da molti anni come Cebulj, che ha sofferto in ricezione ma non è mai crollato, e Kovacic che ha disputato un’altra ottima partita. E, in panchina, il nostro preparatore Simone Ade, il cui valore gli ha fatto pienamente meritare la chiamata di Giuliani e di una nazionale così forte». 
Calcio, volley, ciclismo, tennis e naturalmente le Olimpiadi… E’ l’anno dell’Italia. «Sì. Ed è venuto tutto dopo la parte più dura della crisi Covid. Sembra che noi italiani tiriamo fuori le cose migliori quando veniamo messi all’angolo». (ma.or.)
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