Volley, Arianna Bovolenta ha «imitato» Alessandro: a Ravenna è sempre una questione di famiglia

Marco Ortolani
C’è di che essere parecchio orgogliosi per Federica Lisi Bovolenta che, streaming alla mano, ha seguito contemporaneamente l’ennesima avventura del figlio Alessandro (medaglia d’argento con Orioli e Bartolucci ai Mondiali Under 20 in Bahrain, miglior marcatore azzurro in una squadra superata solo al quinto set della finale dal sorprendente Iran) e della figlia Arianna, già campionessa d’Italia Under 17 con il Casal de’ Pazzi (fucina di talenti nei pressi di Roma) e ora campionessa d’Europa Under 17, dopo la finale giocata in Serbia che l’ha vista conquistare anche il premio come miglior centrale. Alessandro ha già collezionato diversi allori con il club di Ravenna e in Nazionale, ma Arianna sembra voler duellare con il fratello. I due sono tifosissimi l’uno dell’altra, in una famiglia da sempre sotto i riflettori, che ha fatto dell’unità e del reciproco sostegno la propria riconoscibile identità. «Arianna è più espansiva nel suo sostegno ad Ale, ma anche lui non perde una virgola di tutto quello che fa la sorella», dice mamma Federica che ha deciso di «proteggere» Arianna dalla stampa in questa fase iniziale di carriera, facendole da portavoce. «In Serbia - riprende la Lisi - si è creato un altro splendido gruppo. Credo che le nazionali italiane ad ogni livello, maschile e femminile, abbiano trovato le formule giuste per creare gruppi motivati. Ne ho testimonianza diretta. E, con rispetto per tutti gli allenatori, credo che lo zampino di Velasco sia stato decisivo. Arianna - conclude la madre - è rientrata stanchissima, ha dato tutto. Ora è dai nonni di Roma a riposarsi. Fra pochi giorni comincerà per lei l’avventura a Milano con il Club Italia. E’ fuori casa da quando aveva 13 anni e mezzo, ma la vedo felice nel fare quello che desidera di più».
Non è nuova, soprattutto a Ravenna, la tradizione fratello-sorella nel volley a livelli medi o alti (a bassi livelli, ovviamente, i casi si moltiplicano). Sergio Guerra, il leggendario condottiero delle Imperatrici della Teodora, trasmise il proprio dna di schiacciate alla figlia Michela (che, allenata da lui, fu nella rosa di uno degli undici titoli) e del figlio Matteo, buon giocatore in serie B e poi anche allenatore della Pietro Pezzi. Simona Rinieri è una delle azzurre con più presenze di sempre dal palmares stellare, ma anche il fratello Max (ora allenatore nell’Olimpia Teodora di cui Simona è diesse) ha un buon curriculum con varie stagioni in A1. 
Caso simile per i fratelli Ortolani, dove Serena ha giocato ai vertici mondiali mentre il fratello Andrea ha militato in A2. Disparità anche nella carriera di Manù Benelli (scudetti, coppe e nazionale) in confronto al fratello Stefano, buon palleggiatore in serie B. In anni recenti abbiamo avuto a Ravenna i bolognesi Giulio e Roberto Pinali (quest’anno giocheranno insieme a Modena) che hanno la sorella Greta in A2 a Offanengo. Eclatante il caso di Riccardo Michieletto che ha «piazzato» il figlio Alessandro titolarissimo in azzurro e nel Trento e la figlia Francesca fra le migliori beachers italiane, dopo vari anni nella A2 indoor. Qualcosa di simile hanno fatto anche Stefano Recine e Betty Bigiarini, con Francesco in Superlega a Piacenza e in Nazionale e Martina, buon opposto in Serie B.