Volley A2, torna Cuneo-Ravenna, un incrocio tra due nobili decadute: dai ricordi degli Anni Novanta al «longevo» Coscione

Romagna | 27 Ottobre 2022 Sport
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Marco Ortolani
Ben ritrovata Cuneo! Quell’angolo di Piemonte occidentale, dalle dolci campagne e dalle affascinanti vedute alpine tornerà ad essere visitato da una squadra ravennate, con una lunga trasferta (quasi 500 km) che fu un must degli Anni Ottanta e Novanta. Cuneo ricevette l’eredità sportiva del Cus Torino (che dettò legge nel decennio precedente) e divenne uno dei centri più vitali della pallavolo di fine Novecento, con investimenti importanti, un bellissimo palasport, un buon vivaio, mercati fatti con intelligenza e fantasia, anche cercando giocatori che rubavano l’occhio del pubblico come l’uraganico bulgaro Ganev, il fromboliere spagnolo Pascual e l’esotico Cardona, talentaccio cubano portato a Ravenna da Bottaro, che il compianto Molducci provò a sgrezzare, prima che si prendesse altri palcoscenici, a partire proprio da Cuneo, dove giocò 5 stagioni e dove ha lasciato un segno importante, visto che suo figlio Luca (classe 2003, 199 cm proprio come il papà) è nato nella vicina Savigliano e ora il cuneese Coscione e compagni se lo ritroveranno di fronte domenica, per la quinta di campionato. La rediviva Cuneo apre l’angolo-nostalgia su piazze storiche in disarmo (si pensi a Parma, a Falconara, a Catania). Chi ha constatato la lunghezza della partita di domenica (2 ore e 18 di gioco effettivo) forse non sa cosa accadde al palasport di Cuneo nel gennaio 2002, quando si disputò la più lunga partita da quando c’è il cambio-palla. 
Irreale il risultato finale: la Brebanca Cuneo battè la Sisley Treviso per 3-2 con i parziali di 25-17, 52-54 (avete letto bene), 21-25, 29-27, 15-10. Molto coinvolgente la lettura del tabellino, con tanta Ravenna: Fomin, Nemec e Vullo nella squadra veneta; Sartoretti, Rinaldi e il già citato Cardona fra i piemontesi. E in panchina? Un certo Coscione! Riserva dell’allenatore-giocatore De Giorgi e agli albori della lunghissima carriera che lo vede ancora in campo, 13 set in una settimana senza un attimo di respiro (il cambio Mancini è usato per il servizio), ma con la freschezza necessaria a chiudere in crescendo la sfida con Motta di Livenza. «Lui è una roccia», taglia corto Bonitta, un po’ piccato dai dubbi sulla sua tenuta fisica. La vittoria contro Motta ha dato due punti e migliorato lo spirito: «Le squadre della nostra fascia di classifica - analizza Bonitta - sono tutte così, combattive e decise a giocare ogni pallone. Prepariamoci a sfide lunghe». Magari senza arrivare ai record di quel giorno del 2002.
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