Volley A2, la Consar Ravenna, Bovolenta e una battuta al salto che ricorda i big del passato

Romagna | 18 Novembre 2023 Sport
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Marco Ortolani
La Consar, per i suoi peccati di gioventù, oscilla fra la prestazione disastrosa che ha lasciato strada al Brescia due settimane fa e le prove sicure ed aggressive con cui sono stati spazzati via avversari come Ortona. Le ambizioni saranno più chiare dopo il recupero casalingo contro Porto Viro (mercoledì a giornale chiuso) e la trasferta di sabato a Siena. Ad Ortona la Consar ha trovato il clamoroso apporto al servizio di Ale Bovolenta, che si è portato in piazzola per 24 volte cogliendo 8 ace a fronte di 2 soli errori. Un ruolino spaventoso che scomoda i confronti con i grandi interpreti del ruolo nel passato. La battuta in salto comparve nei primi Anni Ottanta. I brasiliani e gli statunitensi ne furono i primi interpreti sistematici. A Ravenna il primo specialista fu il croato Causevic, prima in A2 e poi in A1. Nel Messaggero l’unico battitore in salto era Fabio Vullo se si escludono occasionali irruzioni di Timmons ed Errichiello, che però non battevano «spin» (colpo violento e schiacciato) ma «jump flot», con palla che arrivava alta al ricevitore in un’epoca che non prevedeva ricezione in palleggio, regola che poi aiutò i ricevitori, mentre i battitori poterono scatenare maggiormente la loro potenza da quando (2000) venne eliminato il fallo di net. I colpi di Vullo erano insidiosi, ma non si ponevano come fonte consistente di ace. Ravenna potè ammirare, negli anni successivi, due dei più grandi interpreti di tutti i tempi: Andrea Sartoretti (incredibile la sua rincorsa a serpentina) e Fomin (determinante nella finale di Coppa Campioni del 1995). In A2 l’interprete migliore del ruolo fu Luca Sirri, che con il suo colpo mancino sconquassò le ricezioni avversarie, contribuendo a riportare in A1 Ravenna.  Deve passare qualche anno prima di ammirare, anche in A1, un giocatore capace di distinguersi. Ravenna ammira ottimi battitori in salto (Torres, Rychlicki, Vernon-Evans). E’ però l’austriaco Paul Buchegger a ottenere i risultati migliori e a trascinare con le sue cannonate la Bunge alla vittoria in Coppa Challenge. «Bovolino» (mamma Federica non ama che il soprannome Bovo, che fu del padre, venga traslato al figlio) ha tutte le carte in regola per inserirsi in questa storia di potenza e spettacolo.
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