Volley A2, il ritorno del 38enne Mengozzi: «La Consar e l’azienda di papà: a Ravenna chiuderò la carriera»
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A volte ritornano. Oddio, nel caso di Stefano Mengozzi sarebbe più corretto dire «spesso ritornano». Il 38enne centralone di Ravenna, infatti, ha scelto di salutare la A1 e Perugia per rispondere alla nuova chiamata della Consar. Tra poche settimane il «Mengo» inizierà così la sua quarta avventura nella città che lo ha lanciato nel mondo della pallavolo.
Mengozzi, come mai ha scelto di lasciare Perugia e di tornare nuovamente a Ravenna? Lo ha voluto lei?
«Sì, è stato un ritorno voluto fortemente da me e da Marco Bonitta, ma anche dalla società. Ci tenevo tantissimo a rientrare, non nascondo che c’era la possibilità di continuare a Perugia in una squadra importante, ma ho fatto una scelta di vita e di cuore. A 38 anni è bellissimo tornare a casa, dove tutto è cominciato. Diciamo che ho fatto una scelta da romantico».
Chiuderà qua la sua carriera?
«Non ho ancora pensato quando finirà, ma vorrei chiudere la mia carriera qua. Non ci ho pensato perchè mi sento bene e sono ancora affamato, ma questa sarà idealmente la fine del cerchio e di un percorso che mi ha dato tantissimo. Io a Ravenna devo tutto».
A 38 anni come si sente?
«Sto bene, sono carico come quando ero un ragazzino. Ho sempre avuto cura del mio corpo, mi piace rispettarlo e quindi fisicamente non ci saranno problemi. Almeno spero. Torno per essere protagonista, dopo un’esperienza importante, torno da campione del mondo in carica dopo essere stato in una delle squadre più forti del pianeta. Voglio trasmettere tanto ai giovani che ritroverò in squadra».
Per lei sarà come ritrovarsi davanti del «piccoli Mengozzi», perché anche lei cominciò a Ravenna e giocò con ragazzi molto più esperti nella sua prima parte di carriera.
«Sì, ritroverò dei Mengozzi, se vogliamo. Io sono partito in B, ho vinto due campionati, mi rispecchio in loro. Sono ragazzi forti, talentuosi, anche più bravi di me. Sarà un piacere condividere con loro questa esperienza. Tra l’altro loro sono riusciti a vincere lo scudetto Under 19, noi arrivammo secondi con Sirri, Tabanelli, Sangiorgi e tanti altri ragazzi fortissimi».
Quali consigli darà a Bovolenta e soci?
«A voce non ne hanno bisogno, sono già pronti. Con loro parlerò con i fatti, sul campo. Dal lunedì alla domenica c’è sempre da pedalare e questo è il primo consiglio, che avranno già avuto da chi c’era prima di me. Dedizione al lavoro, cura dei dettagli, sacrifici. Senza questo, difficilmente si arriva in alto».
Cosa significa passare da una squadra di A1 che punta ogni anno a vincere tutto a una squadra di A2 che punterà innanzitutto sulla crescita dei giovani?
«Scendere in A2 significa rimettersi in gioco di fronte a tanti giovani e a squadre forti e ambiziose. Per me non è un passo indietro, è venire a casa e migliorare il risultato dello scorso anno e nel giro di qualche anno tornare in Superlega. Il livello è alto, ci sono 14 squadre e ne sale solo una. Ripeto, non lo vivo affatto come un declassamento».
Tra l’altro lei vinse proprio la A2 nel 2011 con Ravenna, in occasione dell’ultima promozione festeggiata sul campo.
«Un’annata indimenticabile. Ricordo Babini allenatore, che mi ha lasciato tanto, Tabanelli e Sirri, una squadra quasi tutta romagnola, tant’è che parlavamo in dialetto nello spogliatoio. Ricordo una stagione spettacolare, con la gara decisiva contro Padova. Tornare a giocare al Costa sarà bellissimo, quel posto magico mi accompagna da quando giocavo in Under 14 e andavamo lì in palestra. Per me il Pala Costa è una seconda casa, un punto di riferimento, la casa della promozione e della festa, i tifosi dentro e fuori davanti al maxischermo. Un ricordo indelebile».
Tornare a Ravenna significherà anche dare una mano all’azienda agricola di suo papà. E’ vero che è la sua grande passione?
«Sì, mio babbo ha un’azienda agricola a Santerno, sono legato al suo lavoro e orgoglioso di questo casale di campagna, dove coltiviamo uva e pesche nettarine. Con l’alluvione siamo stati risparmiati, l’acqua è arrivata solo a Piangipane e Villanova, ci ha circondato ma non ci ha colpito. Nel mio futuro potrebbe esserci anche questo, anche se sto cercando di costruirmi una nuova carriera nel mondo del volley. E magari pensare all’azienda agricola come secondo lavoro o come hobby».