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Mitigare gli effetti del cambiamento climatico e ridurre l’utilizzo di agrofarmaci dando vita a una vitivinicoltura resistente e più sostenibile, risparmiando acqua e tutelando la fertilità del suolo è possibile. Nasce uno studio su innovativi vitigni resistenti internazionali e sulle tecniche di inerbimento del vitigno. E i risultati, anche quelli in bottiglia, sono molto promettenti. Questo è il progetto ViResClima, coordinato da Ri.Nova, ente di ricerca di Cesena e realizzato in collaborazione con Astra Innovazione e Sviluppo, le aziende Terre Cevico, Soc. Agr. Visconti Massimo, Az. Vitivinicola Corte Beneficio, la Cooperativa Sociale Il Ventaglio di Orav e Dinamica. Il progetto si concluderà nella primavera del 2024. Ma i risultati emersi nei primi dodici mesi sono promettenti. Il monitoraggio è avvenuto in un vigneto sperimentale di Tebano, coltivato con varietà resistenti internazionali. Anche dal punto di vista enologico i risultati sono interessanti. Inoltre, dai dati emerge come l’inerbimento del sottofila con trifoglio sotterraneo permette di ridurre l’impiego di erbicidio delle lavorazioni, di migliorare la fertilità, l’apporto di sostanza organica e di azoto e le condizioni idriche del terreno nel periodo estivo. “Per una viticoltura innovativa e sempre più green, oltre alla coltivazione delle nuove varietà resistenti, una delle strade da percorrere è senz’altro quella delle cosiddette ‘colture da copertura’ o cover crops - spiega Giovanni Nigro, Responsabile del settore vitivinicolo di Ri.Nova -. Oggi si chiede che la viticoltura sia più sostenibile e faccia un minor uso di agrofarmaci. Nonostante la superficie dedicata alla vite da vino rappresenti solo il 3,3% delle terre coltivate europee, assorbe il 65% di tutti i fungicidi usati. La sostenibilità passa, dunque, da una riduzione dell’uso di agrofarmaci, che può essere ottenuta coltivando varietà resistenti. Inoltre, i riflessi negativi del cambiamento climatico dovuti all’aumento delle temperature ma anche all’intensificazione di fenomeni meteo estremi, hanno modificato l’attività dei patogeni impoverito il terreno: in questo scenario occorre utilizzare, oltre ai vitigni resistenti, tecniche agronomiche utili a preservare l’acqua e il suolo».
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