Vendemmia 2022, l'analisi di Nannetti (presidente Gruppo Cevico): «Buona qualità, ma costi di produzione enormi»
Riccardo Isola - Quella di quest’anno sarà una vendemmia «tutto sommato bella, quasi piena soprattutto in pianura con situazioni a macchia di leopardo invece in ambito collinare. Quello che peserà sul risultato finale, soprattutto in termini di costi allo scaffale finale, saranno le impensabili impennate dei costi di produzione, soprattutto legate al caro energia e gasolio, e la mancanza di manodopera». Così il presidente del Gruppo Cevico, Marco Nannetti fotografa una vendemmia 2022 caratterizzata da particolari situazioni climatiche, socio-economiche e congiunturali che difficilmente erano preventivabili e calcolabili fino a pochi anni fa. Quella del 2022 è stata un’estate secca, per non dire siccitosa, torrida come temperatura media sempre molto alta, che ha avuto sicuramente risvolti non proprio positivi nella viticoltura che più di altre soffre la mancanza d’acqua, quella collinare. «Stando alle prime analisi che possiamo fare - prosegue Nannetti - questa del 2022 è a metà strada tra quella del 2018 e quella del 2021. Abbiamo in alcuni casi, soprattutto per il Trebbiano di pianura uve molto belle e sane. Non possiamo e non contiamo un calo di produzione perché qui c’è comunque un sistema di approvvigionamento idrico di emergenza che aiuta i nostri produttori. Sicuramente per la collina è una questione differente». Parlare di Cevico e con Cevico di vendemmia si deve ragionare su una scala produttiva mastodontica rispetto a quello che si è soliti affrontare. «Se prendiamo in media un imbottigliamento di 0,75 cl, quindi una bottiglia tradizionale, la nostra produzione nostra si attesta sui 100milioni di colli l’anno. Il problema - ci tiene a rimarcare il presidente - che i costi di produzione e di approvvigionamento della materia prima sono cresciuto e stanno crescendo enormemente in questo ultime periodo. Quando parliamo di un 30% in più di costi di partenza da un anno all’altro, con le quantità che facciamo, direi che si fa presto ad avere l’idea dell’impatto complessivo sul sistema della filiera vitivinicola». Inoltre un altro problema è «la ricerca della manodopera. Oggi - spiega il numero uno di Cevico - è sempre più difficile reperire personale in vigna. Per questo la meccanizzazione, soprattutto per la pianura, è sempre di più una strategia non tanto necessaria quanto inevitabile». Se questa è la situazione vigente allora per affrontare al meglio le sfide che si preannunciano per il futuro diventa sempre di più fondamentale «perseguire una flessibilità aziendale come approccio al mercato, ad esempio sul private label, differenziando un’offerta che spazia dai brick alle lattine (in forte crescita soprattutto nel mercato americano) passando inevitabilmente per le bottiglie, oltre a una diversificazione di prodotto che sia sempre di più in sintonia con le esigenze quotidiane del mercato. Il tutto però - sottolinea con forza Nannetti - guardando alla qualità come prerequisito fondamentale. Al consumatore finale non interessa solo l’economicità, anzi, la prima variabile è la qualità e su questo noi puntiamo sempre di più. Alla luce di tutto questo però sui prezzi, sulle vendite e quindi sulle possibili performance commerciali Nannetti è chiaro: «alla luce degli ultimi due anni e mezzo di previsioni è meglio non farle, sarebbero smentite dai dati a consuntivo. Siamo e rimaniamo ottimisti - aggiunge -, ma con l’inevitabile evidenza che le difficoltà che sta attraversando il nostro paese non possono essere evitate e non contate».