Unione Romagna faentina, a forte rischio il riconoscimento dell’Unesco per il Parco della Vena del Gesso Romagnola

Romagna | 28 Ottobre 2022 Cronaca
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Riccardo Isola - Che pasticcio! Da una possibile e quasi unanime potenzialità promozionale, turistica ed economica per il territorio, si è passati a una guerra di trincea. Questo è quanto è accaduto in questi anni e ancora oggi sta proseguendo, in riferimento alla candidatura a patrimonio dell’Unesco della Vena del Gesso. Una candidatura che ora, a pochi giorni dall’arrivo dei commissari (la delegazione arriverà il 6 novembre e stazionerà a Riolo Terme), sembra sempre più sgretolarsi nella sua concreta realizzazione a causa di una «guerra» di, o meglio, sui confini tra una parte formata dal comitato scientifico, quello che ha realizzato il dossier della candidatura, avvallato dalla Regione, e le comunità che nella Vena del Gesso vivono, lavorano e vorrebbero continuare a farlo. Una contrapposizione  netta, radicale a tratti ideologica che sta mettendo a serio rischio una grande spinta propulsiva, a livello planetario, per una delle emergenze ambientali, geologiche, speleologiche e naturalistiche più particolari e uniche esistenti.

LE RECENTI EVOLUZIONI
Stando alle cronache recentissime, infatti, la contrapposizione tra istanze ambientaliste e speleologiche e quelle della comunità dei residenti, lavoratori e amministratori del territorio a sud della via Emilia (Casola Valsenio e Riolo Terme su tutti)  si è ulteriormente aggravata. Basti pensare alla piazza di Casola Valsenio nel febbraio 2022, quando si tenne un incontro pubblico a difesa della continuazione dell’estrazione della cava del gesso di Monte Tondo. Protesta promossa dai sindacati ma che ha visto anche la partecipazione, attiva e convergente, dei primi cittadini dell’alta valle del Senio. Ma nemmeno Faenza, che da subito ha deciso non solo di avvallare la candidatura ma di entrare anche all’interno dell’Ente di gestione del Parco della Vena del gesso Romagnola, è rimasta inerte. A più riprese, infatti, la presa di posizione, e i documenti ufficiali di palazzo Manfredi sono lì a dimostrarlo, hanno cercato di trovare la via di mezzo tra tutela ambientale e promozione della sopravvivenza di quelle comunità che sul gesso hanno fondato parte degli ultimi 80 anni della propria storia.  «Riteniamo - si legge non a caso in un documento approvato all’unanimità all’interno del consiglio dell’Unione della Romagna faentina - che la tutela del lavoro, dei livelli occupazionali, dell’indotto e il futuro delle comunità sia una condizione, un requisito imprescindibile dello scenario finale che si dovrà indicare e perseguire attraverso la possibile prosecuzione dell’attività estrattiva e il conseguente ripristino ambientale». Ma non solo, lo stesso mondo del lavoro, si sta parlando di oltre un centinaio di famiglie che operano nell’ambito legato all’estrazione e lavorazione del gesso tra lo stabilimento della Saint Gobain di Casola Valsenio e l’indotto, è sceso in piazza. A Casola i sindacati e le comunità casolana e riolese hanno così rimarcato la loro contrarietà «verso un ambientalismo ideologico e aprioristicamente votato alla cancellazione di un’attività estrattiva che da anni non crea più quell’impatto che invece è stato perpetrato decenni fa, e che non porterà altro che lo spopolamento e quindi la perdita del presidio costante di questo territorio che tanto invece si vorrebbe tutelare e proteggere».

LA SCINTILLA FINALE
La goccia che ha fatto traboccare il vaso in questi ultimi tempi è quella relativa alla «forzatura,  arrivata nell’autunno del 2021, da parte del Comitato scientifico di aver presentato un cambiamento in corso d’opera del dossier includendo anche la parte di cava all’interno della candidatura Unesco» affermano le istituzioni. Da qui la stessa amministrazione collinare di Casola Valsenio, ma è probabile che il documento venga proposto e presentato anche nell’assemblea amministrativa di Riolo Terme e nel consiglio dell’Unione faentina, ha deciso di dare il mandato al sindaco Giorgio Sagrini martedì scorso per realizzare una storta di nuova mozione o meglio ancora una condivisione d’intenti comune tra le istituzioni della Romagna faentina. Di fatto si tratterebbe di un documento che precisa in estrema sintesi come «il riconoscimento della candidatura  della Vena del Gesso a patrimonio Unesco è sicuramente un fatto che non possiamo che appoggiare, ma sui confini e sui perimetri cartografici della candidatura (l’area Cs5, quella della Vena del Gesso ndr) che erano stati identificati e votati durante il primo protocollo d’intesa. Documento presentato e approvato il 30 settembre 2019». Il perimetro, per chiarezza, in quel caso coincideva con l’area del Parco e quindi non interessava e intercettava l’area di cava di Monte Tondo. Infine dal Comune casolano la richiesta è che «si contemperi, come auspicato dalla stessa Unesco, le istanze di protezione con le imprescindibili esigenze di salvaguardia del tessuto socio-economico delle comunità locali interessate». A seguito dell’approvazione di questa mozione d’intenti non è mancata la presa di posizione, ovviamente di parte opposta, di Legambiente. Per l’associazione ambientalista questo atto politico e amministrativo di Casola Valsenio «è particolarmente grave e dovrebbe preoccupare non solo le associazioni ambientaliste ma anche tutti gli enti locali che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa originale (ma è proprio qui che sta tutto il nodo della questione ndr) del 2021». In tutta questa vicenda c’è, infine, il ruolo e la posizione della Saint Gobain. Per ora l’azienda ha deciso di non uscire allo scoperto ma siamo certi che a stretto giro non mancherà di dire la sua. 

L’AREA INTERESSATA
L’area del Parco della Vena dei Gesso si estende per 3.680 ettari (sono 8.348 considerando le fasce tampone, di cui quella della cava è attorno ai 10 ettari), comprendente due provincie e sei comuni, è ed tutelata da leggi regionali, nazionali e internazionali. Il 96% del territorio cuore della proposta rientra nella Rete europea Natura 2000 e il 71% è incluso in cinque aree protette: il Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, il Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, il Parco Regionale Vena del Gesso romagnola, il Paesaggio protetto Collina Reggiana e la Riserva Regionale di Onferno istituita nel 1991.


LE TAPPE
2016 - Tutto nasce da qui quando la Federazione Speleologica Regionale decide di provare a ottenere dall’Unesco la qualifica di «World Heritage». 2018 - A gennaio avviene l’iscrizione del sito «Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna» nella «Tentative List» della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. 
2018 – Agosto nomina del Comitato tecnico scientifico per la candidatura
2019 - Settembre i Comuni e l’Unione approvano la prima stesura del protocollo d’intesa per la candidatura con perimetro identificato solo con il Parco e non l’area della cava (10 ettari).
2021 – Luglio esce lo studio della Servin con cartografie in cui il confine non coincide con la cava. Settembre il comitato scientifico modifica il confine della candidatura facendolo coincidere con quello del Piae 2001 quindi anche con la parte interessata dall’area di proprietà della Saint Gobain. Novembre i Comuni approvano una nuova delibera pre presentazione della candidatura senza aver avuto gli strumenti per rendersi conto dei cambiamenti apportati (l’ultimo casus belli).
2022 - La proposta e il relativo dossier inviate al ministero della Transizione ecologica. Approvata la candidatura. Novembre visita dei commissari sul territorio emiliano romagnolo.
2023 - L’iter si concluderà nell’estate del 2023 con il pronunciamento del comitato internazionale Unesco. E questo potrebbe riservare non poche, e spiacevoli, sorprese peroprio per il territorio che ha dato il via a tutto: la Vena del Gesso.

I COMPONENTI DEL COMITATO
Paolo Forti - Università di Bologna e Società Speleologica Italiana
Stefano Piastra - Università di Bologna
Stefano Lugli - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 
Alessandra Curotti - Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano
Chiara Guarnieri - Funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio 
Monica Miari - Funzionaria Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio 
Massimo Ercolani - Presidente della Federazione Speleologica Regionale
Massimiliano Costa - Direttore Ente Parchi - Delta del Po
David Bianco - Funzionario Ente Parchi dell’Emilia orientale
Giovanni Belvederi - Funzionario Regione Emilia-Romagna
Michela Grandi - Funzionaria  Regione Emilia-Romagna
Maura Mingozzi - Funzionaria Regione Emilia-Romagna
Monica Palazzini Cerquetella - Funzionaria Regione Emilia-Romagna
Marco Pizziolo - Funzionario  Regione Emilia-Romagna
Valeria Bucchignani - Funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
Barbara Marangoni - Funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
Valerio Fioravanti - Direttore Parchi - Emilia centrale
Fausto Minelli - Funzionario Parchi - Emilia centrale
Nevio Agostini - Direttore Parchi - Romagna
Giovanna Daniele - Funzionaria Regione Emilia-Romagna
Stefano Bassi - Funzionario Regione Emilia-Romagna
Emanuela Caruso - Funzionaria Regione Emilia-Romagna;
Silvia Messori - Funzionaria  Regione Emilia-Romagna
Mauro Generali - Funzionario Regione Emilia-Romagna
Alberto Martini - Funzionario Regione EmiliaRomagna
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