Uisp Ravenna-Lugo, la carica dei 18.000: «Più forti di una pandemia e dell’alluvione»
«Oggi siamo circa 18.000, un bel numero. Nonostante tutto quello che è successo negli ultimi tre anni siamo ancora tanti». Gabriele Tagliati lo dice con orgoglio. Dalla fine del 2018 è il presidente della Uisp Ravenna-Lugo e, dopo un primo anno tranquillo, dall’inizio del 2020 ha dovuto affrontare una lunga serie di emergenze senza precedenti: «Dalla pandemia all’ultima alluvione – racconta - purtroppo non è mancato nulla, abbiamo vissuto momenti difficili e anche drammatici, ma per fortuna lo sport alla fine vince sempre. Siamo ancora un po’ ammaccati, ma non ci fermiamo mai».
Tagliati, cominciamo dai numeri e dal vostro «bacino». Quanti siete e quali zone abbracciate?
«I tesserati sono circa 18.000 tra Ravenna e Bassa Romagna, noi partiamo dalla costa ravennate di Cervia ed entriamo fino ai territori della Bassa, escludendo la Romagna Faentina che è compresa nella Uisp Imola-Faenza. Parliamo di un numero alto, considerevole. Siamo l’ente con più tesserati, ma il Covid ci ha ridimensionato. Prima della pandemia eravamo più di 20.000. Ora ci stiamo rimettendo in sella e il periodo peggiore è alle spalle, anche se dopo il Covid sono successe tante cose, a cominciare dall’alluvione che è stata devastante anche a livello di impiantistica».
Quanti sport si praticano con la Uisp Ravenna-Lugo?
«Tantissimi. Il calcio in tutte le sue derivazioni, il nuoto, l’atletica leggera, il podismo, le varie ginnastiche. Poi tennis, parkour, ciclismo. Il nuoto e le ginnastiche fanno registrare i numeri più alti».
Qual è la vostra missione?
«La stessa della Uisp come associazione nazionale. Siamo un ente di promozione sportiva e cerchiamo di di avere un occhio sullo sport e uno sul sociale. Noi diamo uno sguardo e un occhio alle esigenze del territorio, non solo dal punto di vista sportivo. Vogliamo garantire a tutti, senza distinzione di genere, di religione, di età, la pratica dello sport come veicolo di benessere senza pensare alle performance o ai risultati. Poi naturalmente l’indole competitiva delle persone fa sì che ci si diverta di più pensando anche ai risultati. Ma come lo intendiamo noi, deve avere un carattere innanzitutto sociale».
Cosa significa rappresentare 18.000 persone?
«E’ una grande responsabilità e un grande orgoglio, anche se è stato un mandato molto particolare, sempre all’insegna delle emergenze, una dietro l’altra, però è un onore rappresentare così tante persone».
Quante sono le società affiliate?
«Ne rappresentiamo poco più di 200. Le esigenze di queste società e dei nostri associati sono sempre state quelle di avere la possibilità di fare attività e la nostra missione ha sempre funzionato».
Chiuda gli occhi per provare a ripensare a tre anni fa. Cosa ricorda della pandemia e quanto è durata l’emergenza?
«E’ durata tantissimo. Se ci ripenso, provo tanti stati d’animo. Il primo è la rabbia: dappertutto si dice che lo sport è benessere, prevenzione, salute, che la gente deve essere spronata e aiutata. Poi torno indietro e nel 2020 lo sport che intendiamo noi è stato lo sport più penalizzato, perché lo sport di base è stato fermato, quello dei professionisti no. Noi abbiamo avuto un vuoto di un anno. Poi alcune attività sono riuscite a ripartire e a reinventarsi, soprattutto chi lavorava già all’aperto. Alcune situazioni sono migliorate, altre no. Come la piscina, che ha avuto contraccolpi gravi».
Prima dell’estate, invece, c’è stato il dramma dell’alluvione. Qual è stato il contributo della Uisp Ravenna-Lugo?
«Abbiamo organizzato la LugoRun, una manifestazione podistica molto partecipata, a una settimana di distanza dalla prima alluvione che aveva toccato prevalentemente Bagnacavallo. Abbiamo deciso di farla, naturalmente prima della seconda e devastante alluvione, in aiuto della popolazione di Bagnacavallo. Da lì a qualche settimana c’è stata la seconda alluvione e noi abbiamo avuto grossi problemi, al netto delle attività che si sono fermate. Come Uisp territoriale, ma anche regionale e nazionale, abbiamo cercato di organizzare manifestazioni collaterali per reperire fondi e aiuti. Molte società di altre zone d’Italia hanno stretto ancora di più il gemellaggio con le nostre società. E la stessa cosa sta accadendo ora con la Toscana. C’è stata una forte mobilitazione».
Qual è il prossimo obiettivo? E’ possibile superare quota 20.000?
«E’ il nostro obiettivo. Tutte le strutture si sono rimesse in moto. Bisogna ritrovare la fiducia che c’era prima. Una delle attività che soffre ancora è il nuoto, che ha ripreso bene, ma che ha avuto ancora ripercussioni. La ricetta è semplice: dare la possibilità di fare sport come si deve, con personale qualificato».