Turismo, concessioni balneari: regna il caos. Parlano Rustignoli e Ceccaroni, Coop bagnini Ravenna e Cervia

Romagna | 22 Giugno 2024 Cronaca
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Per le concessioni balneari regna il caos più totale. Una sentenza del Consiglio di Stato del 30 aprile scorso, spiega che gli stabilimenti stanno attualmente occupando illegittimamente le spiagge essendo scadute le concessioni il 31 dicembre 2023. Un’altra del Cds, dello stesso giorno, rinvia alla Corte Europea la valutazione dell’indennizzo nelle evidenze pubbliche. Da un lato c’è chi sostiene di poter piantare un ombrellone nelle aree occupate dalle concessioni scadute, senza dover pagare alcun servizio e dall’altro i titoli concessori hanno valenza fino al 31 dicembre di quest’anno come stabilito dalla legge Draghi non essendosi espresso il Governo attuale, unico organo che ha mandato di intervenire. L’ha ribadito anche Antonio Capacchione, presidente del sindacato italiano balneari: “Il Consiglio di Stato ha confermato la validità dei principi stabiliti dal governo Draghi con la legge 118/2024 come il diritto all'indennizzo pari al valore commerciale dell'azienda o la tutela di coloro che hanno gestito la concessione negli ultimi cinque anni ricavandone il reddito prevalente o esclusivo. Ci riserviamo, ad un esame più approfondito, di nuovamente ricorrere alla Cassazione a Sezioni Unite per eccesso di giurisdizione”. Pur conoscendo da anni il divieto di rinnovo automatico delle licenze imposto dalle normative eurounitarie, il Governo ha deciso di continuare a rinviare, lasciando le nostre coste allo sbando più completo. Lo scorso sabato 15 giugno a Tirrenia in Toscana, gli attivisti del movimento «Mare libero» hanno steso i loro teli e hanno piantato ombrelloni tra le file di un lido in segno di protesta contro la proroga delle concessioni balneari. Il movimento ha impugnato la sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito che le concessioni balneari scadute a fine 2023 non sono più valide chiedendo ai Comuni di avviare nuove gare. Quest’anno alcuni comuni hanno già proceduto con delibere di giunta con determinati indirizzi, ma senza un provvedimento organico del Governo tutto potrebbe essere ribaltato. Caos, appunto. Intanto, il 14 giugno Legacoop e le 15 cooperative dei bagnini della nostra riviera hanno lanciato una campagna intitolata “Salviamo le spiagge della Romagna”, una raccolta firme che andrà avanti fino al prossimo settembre (vedi box). RUSTIGNOLI: «NON SI PUO’ VIVERE ALLA GIORNATA» «Il Consiglio di Stato ha ribadito la sua posizione, ma lo stesso giorno è uscita un’altra sentenza che non è stata diffusa e che ha rinviato alla Corte europea la valutazione dell’indennizzo per le evidenze pubbliche- ha spiegato il presidente della cooperativa bagnini Ravenna, Maurizio Rustignoli. Noi viviamo alla giornata, davanti ad una stratificazione contraddittoria di norme e quello che ancora manca in questo stato di confusione totale per tutti, è l’intervento del Governo, essendo l’unico che ha mandato per poterlo fare. Per i Comuni, fare evidenze pubbliche senza decreti attuativi né indicazioni di indennizzi vorrebbe dire partire per un percorso che sfocerà necessariamente in un contenzioso. Noi cerchiamo di fare pressione sindacalmente parlando, ma come ha commentato anche Capacchione, “è ancora più urgente e necessario un intervento legislativo chiarificatore da parte del governo da noi, inutilmente, invocato fino ad oggi”. Il Consiglio di stato ha espresso un principio che porta avanti da tempo, ma contestualmente sono state rilasciate proroghe che non possono essere ignorate ed associazioni come Mare Libero sbandierano un messaggio fuorviante perché i concessionari, ad oggi, hanno pieno titolo di rimanere dove sono fino al 31 dicembre di quest’anno. Quale sia la strada da seguire lo chiediamo al Governo: se quella delle evidenze pubbliche, o, ad esempio, quella della scarsità della risorsa i cui dati raccolti vanno tradotto in legge. Certo non siamo contrari alla prima strada, ma chiediamo venga tutelato il diritto dell’uscente visto che il 95% delle imprese balneari in Italia sono a gestione familiare e si troverebbero d’un tratto senza occupazione». Soddisfatto anche dell’iniziativa di Legacoop: «la reputo positiva, ma la “questione concessioni” non può essere pensata a livello locale, bisogna difendere il prodotto balneare italiano tutelando i diritti degli imprenditori che ci lavorano da anni e hanno investito nelle spiagge». CECCARONI: «SERVE LEGGE NAZIONALE» Anche Fabio Ceccaroni, presidente della Cooperativa bagnini Cervia giudica positivamente l’iniziativa di Legacoop. «Legacoop è da sempre attenta alle tematiche dei concessionari balneari in termini sia di assistenza che di coordinamento. Coordina le cooperativa della costa, da Ferrara a Rimini, quindi ha un osservatorio privilegiato che le consente di analizzare le difficoltà delle imprese balneari associate. Possiamo affermare che la campagna messa in campo vuole salvaguardare le imprese dei concessionari e, non scordiamoci, che molte di questo sono piccole imprese a carattere famigliare. È sicuramente un’iniziativa lodevole». Preoccupato, come Rustignoli, per l’immobilismo del Governo. «La sentenza del Consiglio di Stato afferma che sussiste l’obbligo di disapplicare le disposizioni normative interne (passate e presenti) che prevedono proroghe delle concessioni balneari ma non si è limitato a confermare la necessaria disapplicazione della previgente disciplina che prorogava le concessioni al 2033, ha affermato la illegittimità anche dell’ultima proroga al 31 dicembre 2024. Il tema, però, oggi non è più cercare di capire qual è l’ultimo giorno utile, ma è l’assenza dell’attività governativa in merito ai criteri necessari per aprire un percorso propedeutico alle evidenze pubbliche. È urgente una legge nazionale. Il Governo ha aspettato le elezioni europee, ma ora stanno decidendo con tempi lunghi la presidenza. Un’ulteriore posticipo estremamente nocivo. In questa attesa ci sono Comuni che agiscono rispondendo alle sollecitazioni dei privati e lo fanno in modo discordante creando il caos. Altro tema fondamentale è quello dell’indennizzo in capo al concessionario che lascia. Ancora una volta davanti a uno Stato assente notiamo che i Comuni affrontano il problema in autonomia e tutto ciò genera solo contenzioso. Aggiungo, infine, che prima di pensare alle evidenze pubbliche è necessario capire qual è l’obiettivo turistico che ci si pone nei nuovi scenari che si profilano. Come abbiamo già sottolineato non è solo un problema delle imprese balneari, ma di tutto il comparto turistico essendo la spiaggia un servizio legato a filo doppio al sistema alberghiero». (marianna carnoli)
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