Tra Ravenna e Cervia Giovanni Lindo Ferretti, Marco Belpoliti e prestigiosi ensemble

Romagna | 26 Giugno 2021 Cultura
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Torna a puntare i riflettori sulla storia, la cultura e l’attualità dell’Armenia il Ravenna Festival, che sabato 26 alle 21.30 chiamerà ad esibirsi alla Rocca Brancaleone il Naghash Ensemble, specializzato proprio nelle musiche dell’antica Armenia. Il fondatore John Nodian peraltro rifugge da etichette come «folk», «world» o «classiche», canonizzate dal pensiero occidentale e poco adatte ad abbracciare la ricca complessità di una tradizione molto antica e sfaccettata, a partire dalle meditazioni sul rapporto con Dio del poeta Mkrtich Naghash.
Domenica 27 in rocca troverà spazio l’orchestra giovanile Cherubini, diretta in questo caso da Leōnidas Kavakos (anche violinista) e impegnata in due importanti pagine di Mozart (la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra K. 364) e Dvořák (la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op.88). La composizione mozartiana, imperniata sul contrasto luce/ombra di violino e viola, nacque in un momento difficile per il genio di Salisburgo, dopo la morte della madre e alle prese con i primi passi nel mondo degli adulti. Dvořák invece a cinquant’anni era ancora in cerca di una legittimazione artistica, che troverà proprio grazie a una composizione, capace di affrancarlo dalle tradizioni in cui si sentiva immerso, fino a soffocare.
Lunedì 28 toccherà al prestigioso Quartetto Guadagnini con il grande violoncellista Enrico Bronzi affrontare un quartetto e un quintetto incompiuti di Schubert. Opere che rappresentano il culmine della produzione cameristica del compositore, interrotte proprio sul climax della tensione espressiva. Dunque pagine anche non semplici da leggere e interpretare, e per questo più interessante da ascoltare.
Mercoledì 30 ripartirà all’arena dei Pini di Cervia il Trebbo 2.0, con la presentazione del libro Pianura, di Marco Belpoliti, sorta di «autobiografia in forma di paesaggio» con la quale l’autore evoca una «parte fondamentale dell’Italia, messa di fronte a una crisi d’identità», coinvolgendo una miriade di figli nobili di questa terra (anche ravennati, come Marco Martinelli ed Ermanna Montanari). Un’Emilia, dunque, lontana eppure vicina, sempre «paranoica» e non di meno familiare. L’epicentro poetico e biografico di un esploratore di mondi e di culture come Giovanni Lindo Ferretti, che a seguire ridarà fiato al repertorio più iconico di CCCP e CSI.
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