TikTok, il preside di Cotignola: "Occhi aperti ma non possiamo arrivare ovunque"
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«TikTok ha la caratteristica di sembrare un gioco, di proporre video all’apparenza leggeri, futili. In realtà, in mezzo, possono nascondersi insidie pesanti». Paolo Taroni è il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Cotignola e «reggente» all’Istituto comprensivo «Cervia 3». In alcune delle sue classi, su spontanea iniziativa dei docenti, un commento ai fatti di Palermo, dove una ragazzina di dieci anni è morta soffocata per avere partecipato alla sfida di cingersi una cintura attorno al collo e resistere il più a lungo possibile, è stato fatto: «Il caso ha avuto una grande eco e credo sia stato positivo discuterne a scuola, facendo capire ai ragazzi la gravità di quel che è successo. In fondo abbiamo a che fare con una fascia di età particolare, già in prima media i nostri studenti hanno un cellulare, alcuni addirittura iniziano a usarlo nei primi anni delle elementari». Davanti a una tragedia come quella di metà gennaio, per Taroni, si evidenzia ancora una volta l’importanza di accompagnare i ragazzi verso un uso intelligente dei dispositivi digitali e dei social: «Siamo molto impegnati su questo fronte, nella programmazione di educazione civica l’educazione digitale è al centro. Abbiamo anche attivato uno sportello psicologico e, all’interno delle classi, alcune ore con un’esperta in psicologia. Insomma, gli occhi sono aperti e la scuola controlla anche oltre quel che dovrebbe fare. Il punto è che non possiamo fare tutto, vedere e prevenire tutto. La collaborazione delle famiglie è fondamentale e non sempre c’è». La superficialità con cui i più giovani vivono i social è abbastanza evidente: «Capita che girino filmati in classe o che scattino foto durante le lezioni a distanza. Per quanto siano comportamenti puniti dal regolamento scolastico e dalle norme dello Stato, gli studenti paiono del tutto inconsapevoli dei rischi. Segno che non c’è da abbassare la guardia». (s.manz.)