Tennis ed emergenza Coronavirus, il faentino Gaio da Madrid: "Abbiamo paura, ma serve fiducia"

Romagna | 03 Aprile 2020 Sport
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Damiano Ventura
Vivere alla giornata, perché in fondo non c’è altra soluzione. Con l’esplosione della pandemia in molti paesi del mondo sono cambiate radicalmente le abitudini e la quotidianità. Eventi mondani, tornei sportivi e fiere di rilevanza mondiale sono state annullate o riprogrammate e persino i viaggi di lavoro, quelli che prevedono tratte fino a ieri regolarmente percorse, rischiano di diventare ogni volta vere e proprie odissee. In questo momento di particolare concitazione, nel quale i provvedimenti dei vari governi vengono varati di giorno in giorno, e in cui persino le Olimpiadi, capaci di segnare la storia nei momenti chiave dell’umanità attraverso immagini di imprese dal significato profondo sono state rinviate di un anno, si sono dovute arrendere al maledetto coronavirus anche le gare di sport con introiti e premi milionari quali calcio, tennis e motori, che hanno incassato il colpo tra sospensioni e annullamenti definitivi. Anche gli atleti stessi, quelli professionisti che ogni giorno necessitano di allenarsi per mantenere la condizione e il tono muscolare, hanno dovuto riorganizzare in breve tempo le proprie agende con i conseguenti notevoli disagi del caso. Tra gli sport più colpiti soprattutto a livello organizzativo c’è il tennis, che abbraccia atleti di tutto il mondo e soprattutto appuntamenti annuali praticamente in ogni continente. E tra i tanti giramondo dello sport professionistico, per chilometri percorsi in viaggi e trasferte ci sono proprio i tennisti.
Tra questi c’è naturalmente anche il faentino classe 1992 Federico Gaio, il quale ha recentemente occupato la 128° posizione del ranking ATP un gradino sotto l’ex numero 1 Andy Murray per intenderci. Lui, insieme a Medvedev ed altri ancora era tra coloro che a inizio marzo si trovava a Indian Wells, negli Stati Uniti nello stesso momento in cui il premier Conte dichiarava l’intera Italia zona rossa, e oggi ricorda quei giorni travagliati e un mese davvero molto particolare: «Nel pomeriggio, quando sarebbe dovuto uscire il tabellone femminile, l’organizzazione ha diramato una comunicazione tramite la quale annullava precauzionalmente l’intero torneo, primo Master 1000 della stagione. Erano già stati annullati con congruo anticipo i tornei nell’area asiatica, ma questa è stata la prima volta che un così grande torneo è stato annullato con tutti gli atleti già presenti».
Lo stesso poi è accaduto per gli altri incontri che di lì a poco si sarebbero dovuti svolgere, compresi quelli in Arizona e il Master 1000 di Miami, appuntamento imperdibile della stagione. «Hanno cercato di farli giocare in tutti i modi valutando tutte le opzioni possibili compresa l’ipotesi di disputare gli incontri a porte chiuse - sottolinea Gaio - perché sono tornei le cui organizzazioni hanno investito anche decine di milioni di dollari. Il guaio è che anche tornare in Italia può essere un problema. Se infatti mi succedesse qualcosa preferirei essere curato a casa mia, ma professionalmente il fatto di tornare in Italia significa quantomeno non potersi allenare».
Dopo essere stato negli Usa, Gaio è tornato in Europa ed ora si trova a Madrid, sottoposto ai canonici 14 giorni di quarantena obbligatori per chi arriva da uno stato estero. «Prossimamente, appena possibile inizierò nuovamente ad allenarmi. Sono tempi difficili ma poiché tutti i tornei sono annullati almeno fino a inizio giugno, c’è tempo. In questo periodo avrei giocato i Challenger di Madrid, Città del Messico e Luis Portosi sempre in Messico, poi altri Atp in Europa. Stiamo vivendo, sia giocatori che la stessa ATP giorno per giorno o settimana per settimana. Come detto, non è una situazione semplice. Abbiamo tutti paura perché naturalmente è una situazione grave, per la salute, e allo stesso anomala per la nostra organizzazione e il nostro mondo. Non ci resta che aspettare, con fiducia».  
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