Siccità, fiumi ancora balneabili nella valle del Lamone, del Senio, del Santerno e del Bidente

Romagna | 09 Luglio 2022 Cronaca
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Sandro Bassi - Temperature elevate e siccità perdurante non fanno certo godere i corsi d’acqua romagnoli. Tuttavia, se vogliamo almeno provare a consolarci, la situazione da noi è «meno peggio» che altrove. «Grazie ad un paio di eventi meteorici che a maggio hanno portato sull’Appennino 80, 90 millimetri di pioggia – spiega il faentino Angelo Gorini, climatologo dilettante nel senso nobile del termine – la vegetazione forestale non è troppo sofferente e fiumi e torrenti mostrano ancora una certa vitalità. Certo, se perturbazioni, precipitazioni o anche solo temporali si faranno attendere per altre settimane ci sarà da preoccuparsi davvero». E in effetti non è un caso se a Brisighella tutte le fontane pubbliche sono chiuse per ordinanza del sindaco volta a fronteggiare sprechi, visto che l’acquedotto della val Lamone è più «a rischio» rispetto al grande sistema di Ridracoli che per fortuna regge bene (a maggio l’invaso si era riempito quasi completamente arrivando a pochi decimetri dalla tracimazione). Ma veniamo ad un minimo di consigli per la balneazione fluviale, precisando che vanno sempre e comunque adottate le consuete norme di prudenza: attenti alle congestioni, cioè tener presente che l’acqua di torrente si scalda magari in superficie ma resta fredda nelle pozze più profonde, evitare i tuffi se non si conoscono benissimo tutti gli eventuali ostacoli, non avventurarsi nei luoghi palesemente pericolosi come la forra di «Grotta Urlante» sotto il ponte di Giumella di Premilcuore (diversi incidenti, anche nel recente passato) e così via.

VALLE DEL LAMONE
Nella valle del Lamone ci sono spiaggette rocciose o ghiaiose fra San Martino in Gattara e Popolano e sono accessibili dalla stradina secondaria che collega le due località passando dalla riva sinistra (idrografica) del fiume: si lascia l’auto nei pressi del ponte di Campora (mezzo km a valle di Popolano) e si trova subito un tratto di acque molto placido, cui segue una serie di piccole rapide che confluiscono in due, tre ampie pozze. Più selvaggio il Campigno, che confluisce nel Lamone a Biforco e che è risalito da una comoda strada parallela al fondovalle: prima della confluenza del fosso di Albero si trovano diverse pozze balneabili. Ancora discrete, nonostante i relitti di archeologia industriale che le fiancheggiano, le cascate di Valbura, a valle di Crespino, servite da un bel sentierino sulla destra idrografica (attenzione: è piuttosto ripido e non va percorso in ciabatte o a piedi scalzi) che si imbocca dopo aver attraversato il piccolo bacino con briglia a monte delle cascate stesse.

VALLE DEL SENIO
Per il Senio si segnalano le pozze sotto la Badia di Susinana (è anche un «pretesto» per poi visitare quest’ultima), le cascatelle, esigue ma ben soleggiate, lungo il vicino affluente di Rio Granarolo e infine la notevole pozza con cascata della Breta presso Acquadalto, a monte di Palazzuolo.

VAL SANTERNO
Nel Santerno ci sono i ben noti Lidi di Valsalva, ma pozze più isolate e selvagge si trovano più a monte, sopra e sotto la Pieve di Camaggiore e la confluenza del Diaterna e infine negli affluenti Rio Rovigo (da Molinaccio fino alle omonime cascate) e Torrente Veccione; quest’ultimo scorre nella limitrofa val d’Inferno – nome che è tutt’un programma - fin sotto Badia Moscheta.   

MONTONE E BIDENTE
Nel forlivese invece abbiamo i classici siti lungo il Montone e lungo il Bidente: nel primo, da valle verso monte, troviamo la celeberrima pozza sotto il Ponte della Brusìa a Bocconi (molto frequentata nei giorni festivi e qui si faccia estrema attenzione ai tuffi), i Gorgoni nel tratto che precede San Benedetto in Alpe e infine tutto il greto del torrente Acquacheta da San Benedetto fino alle omonime cascate, raggiungibili con il comodo, ma non brevissimo (1ora e 45 di cammino) sentiero Cai 407; nel secondo i siti sarebbero tantissimi, ma lo spazio tiranno ci consente di segnalare giusto le magnifiche anse di Cabelli, appena a monte di quest’ultima frazione, sul Bidente di Corniolo.
 
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