Scuola al via, Montanari (Associazione presidi E-R): «Va rinnovata la didattica per evitare l’abbandono scolastico»

Romagna | 10 Settembre 2022 Cronaca
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Marianna Carnoli - Il 15 settembre suonerà la prima campanella per gli studenti dell’Emilia Romagna che torneranno sui banchi in presenza dopo due anni travagliati tra chiusure delle scuole, distanziamenti e didattica a distanza a causa della pandemia. Abbiamo fatto il punto su come sarà il rientro in questo 2022 che vede cadute le restrizioni legate al Covid con Lamberto Montanari, vice presidente nazionale e rappresentante regionale dell’Associazione nazionale presidi. «Si torna a scuola dove restano gli stessi problemi, quelli che ci sono da decenni, da ben prima della pandemia. La scuola potrebbe essere definita “il motore immobile”, in primis per la didattica che andrebbe radicalmente rinnovata, poi per il personale amministrativo delle segreterie che non è qualificato e formato per gestire, ad esempio, i fondi del Pnrr. Non dimentichiamo il grosso problema del precariato del personale docente che tocca in Italia 200 mila unità e quello dell’edilizia scolastica che non riesce a soddisfare tutte le richieste degli istituti. A questo proposito, i fondi del Pnrr serviranno per costruire circa 200 nuove scuole in Italia che rispetto agli 80 mila luoghi di servizio non sono davvero nulla. Il patrimonio edilizio scolastico andrebbe sanato con denaro messo a bilancio dallo Stato non con fondi che arrivano una tantum. Purtroppo, poi, non c’è capacità o meglio volontà di affrontare il “problema scuola” con risorse e cambiamenti poiché ogni volta che si propone qualcosa di nuovo questo viene bloccato. Ci aveva provato il Governo Renzi con la legge 107 detta la «Buona Scuola» che voleva, tra l’altro, riaffermare il ruolo centrale della scuola, migliorare le competenze di studentesse e studenti, contrastare le diseguaglianze socio – culturali e prevenire l’abbandono scolastico. Una sorta di rivoluzione scolastica». Il problema che vede gli studenti al centro riguarda, secondo Montanari, le competenze di insegnanti che entrano in aula grazie a graduatorie dopo anni di supplenze o concorsi pubblici che sono, di fatto, sanatorie, senza che nessuno controlli se abbiano o meno la giusta preparazione. «Gli insegnanti ripropongono la stessa didattica dagli anni ’70, una didattica che non motiva gli studenti e che porta ad un’elevata dispersione di ragazzi e ad un analfabetismo di ritorno perché non mira a capire le loro esigenze e le loro competenze. Per risolvere questo problema non basta fare ore in più se l’insegnante non cambia modo di lavorare e rende dinamica la didattica. La scuola andrebbe aperta al territorio, alle sue imprese e l’alternanza scuola/lavoro andrebbe rivista totalmente». Un discorso a parte merita la formazione degli insegnanti e del personale amministrativo che, secondo Montanari andrebbe «resa obbligatoria a dispetto di quanto sostengono i sindacati, da sempre conservatori che osteggiano da anni l’introduzione dell’obbligatorietà». E per quanto riguarda la dad, demonizzata da tanti che oggi si augurano che non debba essere mai più utilizzata Montanari chiosa: «ha risolto il collegamento tra scuola che è rimasta aperta virtualmente e studenti che, diversamente, avrebbero abbandonato, in un momento di emergenza mondiale. Si spera di poter fare tutte le lezioni in presenza, ma il covid non è stato sconfitto. Almeno oggi i dirigenti scolastici, di fronte ad un’eventuale nuova impennata di contagi, hanno le capacità per gestirla».
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